Josè-Manuel Perez, a piedi e senza un euro da Tarquinia all’Austria: “Voglio scoprire se la società ha ancora l’umanità per aiutare un pellegrino”

Josè-Manuel Perez

(s.t.) “Parto per scoprire dove sta andando una società come la nostra, per capire se ha ancora l’umanità per aiutare un uomo, un viaggiatore, un pellegrino”: ha già quasi lo zaino in spalla Josè-Manuel Perez, che oggi saluterà temporaneamente Tarquinia per partire, a piedi, alla volta dell’Austria, completando i circa 800 kilometri di strada che lo separano dalla mèta.

Un viaggio ricco di significati che, per José, è un modo per riprendere un percorso iniziato in passato e interrottosi circa 25 anni. Nel 1998, infatti, lui, trentunenne di Besançon, aveva inaugurato una serie di imprese raggiungendo Madrid in bici e progettando di toccare, anno dopo anno, una differente capitale europea. L’anno successivo aveva perciò fatto un viaggio simile arrivando a Roma, dove il destino – come vedremo – gli ha presentato un progetto di vita differente. “Ora però, dopo 25 anni di scrivania, ho sentito il desiderio di ripartire, di trasmettere un messaggio tramite non soltanto i passi, ma anche le parole da scambiare con chi incontrerò, con chi vorrà condividere idee e ascoltare le mie”. E perciò oggi partirà, senza un euro, alla volta prima delle Alpi – “conto di raggiungere prima Padova, poi Udine” – quindi proseguire alla volta dell’Austria, dove spera di arrivare verso fine anno.

Un viaggio che è manifesto di rinascimento

E come nelle esperienze precedenti, José lega il suo peregrinare a un manifesto. “Se viaggiando alla volta della Spagna la rabbia del momento mi aveva ispirato un manifesto d’esclusione e il viaggio in Italia era nato attorno a un manifesto d’integrazione, quello verso l’Austria sarà un manifesto di rinascimento”.

“L’esperienza personale dei viaggi precedenti – le parole di José nello spiegare il senso del suo percorso – mi dice che la dimensione di vita da pellegrino fa uscire dai binari in cui siamo imprigionati per il “buon funzionamento” della società, che poi è in realtà una deriva. Viaggerò, perciò, con lo spirito dell’osservatore, per capire colori e sentori, cercando di interpretare ciò che vedo e che, oggi, troppo spesso non rispecchia quel che sono”.

“Se il progresso porta a questo – continua Josè, che dopo l’esperienza da paracadutista con le forze armate francesi ha anche anni di professione nell’informatica – mi chiedo: che senso ha? È vero, oggi abbiamo tanta più tecnologia, ma anche tanta più ignoranza: e così una minoranza può dominare. Ci servirebbe più consapevolezza, dovremmo tutti chiederci più spesso cosa c’è sotto l’iceberg bello e rassicurante del web indicizzato che ci mostra un mondo preconfezionato”.

Affrontare la strada con sincerità e onestà

La prospettiva di così tanti chilometri pare non spaventarlo, anche sulla base delle esperienze precedenti. “Chiedere non costa nulla, e io chiederò: se mi diranno di no, andrò avanti, cercando opportunità con sincerità e onesta. Ma non penso mi rifiuteranno un piatto di pasta. Per dormire ho una tenda monoposto, poi uno zaino con un po’ di materiale: fornelletto, delle batterie con un piccolo pannello solare per ricaricarle, borracce, coperta di lana e, naturalmente, maglia e calzone di lana, poncho antipioggia e scarponi”.

Anche se la stagione ora è ancora calda, l’avvicinarsi alle Alpi porterà inevitabilmente delle difficoltà, anche legate alle temperature. “Ma il freddo in realtà è una bella motivazione” rassicura José. Perché motivazioni e fatica, assieme, creano la condizione perfetta secondo José per quel ruolo da osservatore che è uno degli obiettivi del suo viaggio, generando un benessere diverso e già sperimentato. “Ho 56 anni, ma so che quando arriverò in Austria ne avrò 40! L’ho già vissuta una sensazione simile e ringiovanisce, cambia la gravità e il peso della vita. È tutta una questione di prospettiva: la sofferenza ridimensiona tutto. Ma deve essere una sofferenza “piacevole”, che non ecceda, altrimenti diventa dannosa, ma permetta di vedere il mondo con altri occhi, facendomi sentire vivo. Penso che chiunque, nel corso della propria vita, dovrebbe vivere un’esperienza così: ma perdiamo opportunità, le lasciamo andare o le rimandiamo di continuo. Poi il rimorso è più doloroso che arrivare a Parigi”.

Oggi, sei ottobre, la partenza da Tarquinia, con l’Austria come obiettivo e il desiderio di comunicare pensieri, messaggi, segnali di riflessione. “Lo faccio per me e anche per Léon, – conclude José – mio figlio, così che non mi veda più come un papà “castrato” da patriarcato e trasformismo”.