(s.t.) Quando i grandi fenomeni mediatici incontrano le comunità territoriali nostrane, l’effetto che ne esce è sempre stimolante: entusiasmo, curiosità, un pizzico di esagerazione, una buona dose di invidia. L’impatto è, comunque, fortemente catalizzante: lo è stato a Tarquinia per i Dear Jack – quando spopolarono ad Amici o quando arrivarono a Sanremo – lo è oggi a Montalto per Alice Sabatini, eletta ieri sera Miss Italia 2015.
Diciotto anni, un metro e 78 di altezza ed una passione per il basket – testimoniata non solo dalla militanza in A2 a Santa Marinella, ma anche da un tattoo che ritrae Michael Jordan sull’anca destra – Alice è stata protagonista di un percorso che, iniziato questo inverno con le selezioni on line, è passato per il titolo di Miss Lazio, quindi Miss Cinema e – ciliegina sulla torta – lo scettro di emblema della bellezza italiana.
Un viaggio scandito, come è normale in questi tempi, dai social network, spazio virtuale in cui si concentrano emozioni e sentimenti: tanti gli inviti di amici, conoscenti e simpatizzanti da Montalto per sostenere Alice, soprattutto al televoto. Un’attenzione enorme, secondo alcuni esagerata e frutto di due differenti tendenze del gusto feisbucchiano: quello di lanciarsi sul carro dei vincitori e quello, pressoché opposto, di sparare critiche tanto per mostrare una superiorità tutta virtuale. La verità – ma è una modesta opinione personale – è molto più semplice e meno inquinata dalle dinamiche da social: quanto raggiunto da Alice – così come valeva per Alessio Bernabei – è un bel traguardo ed una bella soddisfazione, in una strada che le piace e che segue con passione sperando, perché no?, di farne una professione.
È il riscatto di una regione o la persona che regalerà un’idea più positiva dei giovani, come afferma oggi il sindaco di Montalto? Non credo. È, ben più semplicemente, una bella ragazza, e forse i “semplici” complimenti per la vittoria suonerebbero più adatti. E, anzi, speriamo le arrivino quelli della Redazione.
Intanto la ragazza scopre, ancor prima di ricevere la fascia, come il mondo dei media possa bistrattarla allo stesso modo e con la stessa rapidità con cui la esalta. Da ieri sera circola on line, infatti, il filmato della sua intervista in cui, vedendosi domandare in quale altra epoca le sarebbe piaciuto vivere, risponde il 1942, “per vedere realmente la seconda guerra mondiale, visto che i libri parlano, parlano per pagine e pagine. La vorrei vivere. Però tanto sono donna, il militare non l’avrei fatto, sarei stata a casa con la paura”.
E via alla bufera su stampa, twitter e Facebook, in cui orde di commenti (un buon 85% di matrice femminile) scomodano partigiane, rispetto e si lanciano – tra scherno e sdegno – in attacchi di vario tipo. Eppure – anche qui opinione ed interpretazione rigorosamente personale – il concetto espresso dalla miss mi pare chiaro, ed a rendercelo è quel “però” che titoli di giornali e tweet si scordano, volutamente o superficialmente, di riportare: “Avrei voluto vivere veramente la guerra, anche se – essendo donna – seppure fossi vissuta in quel periodo non avrei potuto fare il militare”.
È un pensiero così scemo, quello di voler vivere non per forza un’epoca felice come ci si aspetterebbe da ogni miss che si rispetti? Di provare a capire sensazioni e realtà storiche difficile senza soltanto affidarsi al racconto della storia? Meglio una delle solite risposte? Se qualcosa stona, quello sì, è il sorriso che accompagna quelle parole: ma in fondo, a pensarci bene, è più fuori luogo la risposta della Sabatini o la sciocchezza di una domanda fasulla come quella fatta ad un concorso di bellezza?
Alla fine, però, il mondo mediatico oggi è così: giusto che chiunque ci si imbatta; magari anche chi con tanta facilità si erge a paladina dell’onore e della dignità femminile senza, però, nemmeno riuscire a evitare la superficialità di riportare link e frasi inesatte.