Per mettere d’accordo, su uno sciopero a scuola, studenti e genitori, ce ne vuole. Eppure all’Isis di Tarquinia c’è chi ci riesce: è il caso – nato lo scorso anno e riesploso in questi giorni – della professoressa di lettere accusata di comportamenti ritenuti “contrastanti con la garanzia del diritto allo studio e all’istruzione”.
Così, a protestare fuori dalla sede della scuola, non sono stati solo gli studenti delle classi coinvolte, ma anche molti dei loro colleghi. La richiesta è chiara: un intervento del Provveditorato di Viterbo e della Direzione Scolastica regionale – sin qui muti sulla vicenda – per sistemare una situazione ritenuta insostenibile.
La prof in questione, stando a quanto affermato da studenti e genitori, sarebbe affetta da gravi ed evidenti problemi di salute psichica, dovuti ad un forte stato depressivo: inutile sottolineare l’incidenza di tali difficoltà sull’insegnamento e, quindi, sulla formazione scolastica delle classi, ormai snervate da una situazione che, da certi punti di vista, sfiora il grottesco. Interrogazioni e spiegazioni sull’alfabeto, appelli ripetuti più e più volte e, in generale, “difficoltà di espressione, ossessività verbale, lezioni inesistenti – sono parole dei genitori – programmi fermi ancora all’età della pietra, spiegazioni incomprensibili, incapacità di controllare la classe ma anche preoccupanti sbalzi di umore”.
Logica la preoccupazione delle famiglie e dei ragazzi, comprensibilissima la veemenza della protesta quando si considera che la vicenda non è inedita, ma s’era riproposta già lo scorso anno: allora, la soluzione temporanea era stata trovata nell’allontanamento dell’insegnante per malattia, nella speranza che il problema non si fosse di nuovo ripresentato. Invece, l’intervento del Consiglio di Stato, che ha invalidato il trasferimento d’ufficio dell’insegnante, riapre il caso per i ragazzi di Tarquinia e per il preside che – comprensibilmente in diplomatico silenzio sulla vicenda – dallo scorso anno si sta impegnando per risolvere in maniera bonaria una situazione davvero spinosa.
Sulla vicenda, intanto, è intervenuto anche il sindaco Mazzola, che ha scritto al Prefetto di Viterbo per sollecitarne l’intervento, sottolineando come la situazione sia inconcepibile e come la stessa comporti, ogni mattina, da quando la protesta è ripresa, l’impiego delle Forze dell’Ordine per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza, nonché la normale viabilità sull’ex provinciale Porto Clementino, strada lungo la quale sorge l’istituto.