di Attilio Rosati
Che il calcio sia diventato un pentolone di merda, è sotto gli occhi di tutti. Nelle ultime giornate dei vari campionati, quando oramai molti giochi sono fatti, questa realtà si manifesta nel suo aspetto più becero. Allenatori che si “sciallano” le partite per permettere a squadre di mezza tacca di andare a disputare campionati di mezza tacca, società che pianificano “pareggi o sconfitte di favore” per permettere il perpetrarsi d’ingiustizie o il consumarsi di meschine vendette trasversali livide e stupide, spesso perfino inutili, la cui unica vittima, oltre che la buona fede di noi poveri tifosi, è la dignità. Ingiustizie e abusi, si badi bene, che nessuno punirà mai perché si perpetrano in modo vile, tacito, ambiguo, silenzioso. Spesso palese solo ai poveri arbitri e a qualche smaliziato rompipalle. Allora, perché continuare a frequentare i campi di pallone rendendoci complici di queste farse? Ci sono tre motivi.
Domenica 10 maggio, mattina, campo del Real Montefiascone. Un Tarkna decimato dagli infortuni dalle squalifiche e dalle defezioni che sono naturali, quando per sacrificare tempo e sudore non si riceve neanche una lira, lotta allo stremo delle forze e vince 4 a 1 una partita che è solo un filo di speranza utile a tenere la squadra aggrappata al treno della permanenza in Seconda categoria. A fare la differenza fra la seconda e la terza? Niente se non un impegno preso con il Presidente Gabriele Piva, tragicamente stroncato da un infarto una manciata di settimane fa. Un impegno morale che inchioda tutti lì, a fare il proprio dovere fino all’ultimo. Sarebbe un sogno vederglielo mantenere.
Domenica 10 Maggio, primo pomeriggio.; Al “Tardini” di Parma, la squadra di Donadoni lotta contro il Napoli e contro la malafede. “Perdete, tanto siete falliti e retrocessi”, dicono i giocatori del Napoli ai parmensi e al termine di una gara combattuta, finita 2 a 2, questi campioni di lealtà sportiva sostenuti da alcuni dirigenti, si scagliano contro i loro Avversari “colpevoli” di essersi impegnati troppo per i loro gusti. Davanti ai microfoni, Mister Donadoni denuncerà tutto questo a testa alta, dimostrando che si può rinunciare alla serie A, allo stipendio, ma all’amor proprio e alla dignità, no.
Domenica 10 maggio, tardo pomeriggio, Sul campo del Civitavecchia, il Montefiascone segna il gol che condanna la squadra di casa alla retrocessione. Il portiere della “Vecchia”, Tiziano Paracucchi, classe ‘93, scoppia in lacrime e si presenta davanti ai tifosi inferociti, testa alta, a chiedere scusa. A consolarlo, saranno gli stessi tifosi, che davanti al dispiacere sincero del ragazzo, sono visibilmente toccati. Sul dolore di Paracucchi cala il silenzio e il rispetto di chi sa riconoscere la dignità, quando la vede.
Queste perle che spuntano dal pentolone di merda, ci danno un po’ di speranza. Magari un giorno, la merda finirà con l’evaporare da sola. Ecco una altra parola che, insieme a “dignità”, si dovrebbe pronunciare più spesso a questo gioco: non merda, “scusa”.