Riceviamo e pubblichiamo
Nel corso di questi ultimi giorni si sono intensificate le indiscrezioni, secondo cui, ci sarebbero sempre maggiori probabilità che la Tuscia sarà destinata ad ospitare una mega-discarica, tra i comuni di Monte Romano e Tarquinia. La concomitante notizia, per cui, l’AMA sta per mettere a bando una gara che riguarda le circa 600mila tonnellate di rifiuti indifferenziati non ci fa certo dormire sonni tranquilli, anzi ci spinge a collegare i due eventi e a chiedere chi sia la volpe che sta mettendo in piedi tutta questa macchinazione.
Partiamo dal presupposto che se Roma non è in grado di attivare un ciclo dei rifiuti virtuoso, non può certo pensare di scaricare sempre le sue inefficienze sulla provincia, per di più in una zona già pesantemente condizionata dalla presenza di due centrali “monstre”, come sono quella di Civitavecchia e di Montalto.
Siamo profondamente contrari a qualsiasi ipotesi di apertura di una “nuova Malagrotta” in un territorio che vive di agricoltura e produce quelle eccellenze agroalimentari che fanno dell’Alta Tuscia un fiore all’occhiello dell’intero sistema produttivo del Lazio.
La questione è stata immediatamente affrontata anche dal nostro capo-gruppo alla Regione, Gino De Paolis, con un’interrogazione urgente presentata non appena avuto il sentore che qualcosa di strano si stava profilando all’orizzonte.
Inoltre, accogliamo con favore la nota diffusa ieri dall’Università Agraria di Tarquinia che esprime una “netta e assoluta contrarietà a progetti di utilizzo delle terre dell’Università Agraria per discariche o ogni altra finalità legata all’impiego di rifiuti. Nessun confronto sul tema con Enti o multinazionali, né oggi né in futuro, al contrario azioni legali a tutela dell’Università Agraria e contro simili mostruosità.” Per questo saremo vigili, presenti e per nulla ospitali con chiunque voglia mettere le mani sulle nostre terre.