Riceviamo dal Comitato Insieme per l’Ospedale di Tarquinia e pubblichiamo
Venerdì scorso, durante un’affollata assemblea pubblica nella Sala Sacchetti della STAS, il Movimento Insieme per l’Ospedale di Tarquinia ha ribadito di voler continuare a lottare contro la chiusura lenta ma inesorabile dell’ospedale e per una salute di qualità, che il nostro nosocomio ha saputo dare e continua a dare nei reparti ancora aperti.
Dopo un resoconto multimediale sulle tante azioni già svolte per difendere l’ospedale, l’assemblea s’è concentrata sull’acquisizione di un patrimonio comune di conoscenze, quali la differenza tra un “pronto soccorso” e un “primo soccorso”, cos’è una “casa di comunità”, la centralità del pronto soccorso per il buon funzionamento dei reparti e viceversa.
Il Comitato che coordina la battaglia del Movimento e sta lavorando perché le istituzioni territoriali si assumano la responsabilità di non rimanere passive di fronte agli eventi, ha dato la parola sia al Sindaco di Tessennano, presente all’assemblea, sia indirettamente al Sindaco di Tarquinia. Il primo s’è messo a disposizione. Del secondo invece, è stata letta la nota al Presidente della Regione Lazio inviata a ridosso dell’assemblea, che contiene le stesse preoccupazioni del Movimento e smentisce di fatto l’accusa sgradevole rivolta al Comitato, di “giocare” a diffondere paure ingiustificate sulla chiusura dell’ospedale di Tarquinia.
Non è pensabile che aggiungere 6 sedute mensili in più di interventi ortopedici si possa scambiare con la riapertura del reparto di ortopedia, che non c’è stata e non ci risulta ci sarà. Vorremmo tanto essere smentiti, non a chiacchiere ma con i fatti, come è stato un fatto la chiusura recente del reparto, nonostante rappresentasse un’assoluta eccellenza costruita nel tempo da bravi primari.
Parimenti l’Assemblea ha esaminato la nota ASL del 27 settembre (anche questa rilasciata a ridosso dell’assemblea) ritenuta del tutto insoddisfacente sia perché attribuisce alle 6 sedute aggiuntive di chirurgia ortopedica chissà quale effetto, quando al nostro ospedale serve il funzionamento regolare di un reparto di ortopedia con tanto di primario, sia per le elaborazioni statistiche relative al pronto soccorso, che non rispecchiano la situazione reale. Per un confronto significativo, utile a capire se sono diminuiti gli accessi, i periodi da considerare dovrebbero essere il primo semestre di quest’anno e lo stesso periodo del 2019 e non i primi 6 mesi del 2020, con numeri condizionati dal COVID. Con una logica analoga la nota valuta i ricoveri da pronto soccorso, senza premettere con trasparenza che quei dati non tengono assolutamente conto che, in mancanza degli specialisti del reparto di ortopedia chiuso, chi ha un trauma osseo va direttamente verso altri ospedali per scelta autonoma o per iniziativa di chi soccorre. In merito ai dati il Comitato attende da tempo di riceverli dal Commissario Bianconi per fare proprie valutazioni.
Nella seconda parte dell’assemblea sono state proposte le iniziative per continuare la battaglia, alcune simboliche come quella di abbracciare l’ospedale con una catena umana, o altre più conflittuali come l’andare a manifestare sotto la Regione Lazio. Ha ricevuto accoglienza particolarmente favorevole quella di organizzare un girotondo attorno al nosocomio tenendosi per mano, come in un abbraccio, a significare il legame profondo dei cittadini con il proprio ospedale e la ferma volontà di difenderlo, sottolineando l’importanza di essere INSIEME, perché è proprio questa la forza del movimento.
L’assemblea ha comunque dato carta bianca al Comitato di organizzare tutto ciò che è utile per difendere il nosocomio tarquiniese, fermamente convinta che se non riapre il reparto di ortopedia (UOC), anche a supporto del pronto soccorso, con adeguati servizi diagnostici per immagini, il declino del nostro ospedale è segnato. Il sostegno e l’adesione dei tanti presenti conferma la volontà comune di proseguire il percorso intrapreso insieme in difesa dal nostro ospedale e del diritto inalienabile alla salute