In ricordo di Renzo il Toscano

Renzo il Toscano, il suo soprannome che ne indicava la provenienza, lo ha onorato sino alla fine, non perdendo mai l’accento pisano anche dopo oltre sessant’anni a Tarquinia.

Lui, nato a Cascina, città di falegnami, una sera da ragazzo era andato a una festa da ballo a Fornacette, poco lontano da casa, e il destino volle che tra gli invitati presenti alla serata ci fosse una ragazza di Tarquinia, amica di famiglia dell’ospitante.

Quel primo contatto Renzo e Pina lo hanno, poi, coltivato nel tempo, quando lui – in servizio militare a Barletta – risalendo verso Cascina faceva tappa a Tarquinia per salutarla. Per poi lasciare la Toscana e giungere in riva al Tirreno, prima da barista, quindi aprendo assieme a lei un negozio di generi alimentari lungo il Corso con la torrefazione del caffè.

Lì nasce un’idea che cambierà i successivi sessanta anni di entrambi: a Tarquinia Lido c’è un camping, nella pineta che costeggia via Cristoforo Colombo, e Renzo va a gestirne il market. Poi, quando attorno arrivano i palazzi, con suo cognato Romolo nasce un’idea e, con essa, il Camping Tuscia che conosciamo nella sede attuale.

Lui e Romolo sono stati, insomma, due pionieri: quella struttura, gestita da tarquiniesi e che dava lavoro ai tarquiniesi, è stata ed è un punto di riferimento del Lido, nell’ambito di una generazione di imprenditore che di quella località ha scritto la storia e che, l’uno dopo l’altro, Tarquinia sta salutando.

Bravura e intuizione, abilità e una caratteristica che, di quel luogo, ha fatto sì che Renzo fosse il vero e proprio motore: nonostante fosse burbero, a tratti rigido, era impegnato a fare in modo che tutto andasse come deve. Ordine e pulizia, e così lo si trovava sempre con lo straccio in mano e la scopa nonostante avesse i dipendenti, pronto a essere il primo a sistemare qualcosa che sembrava non andare. Un’attitudine che ha mantenuto sino alla fine, anche qualche mese fa al campeggio a spostare e raccogliere, e che addirittura mostrava anche quando era nei locali altrui!

E seppure, a volte, con moti irruenti, la parola che forse meglio racconta Renzo Bacciardi è “accogliente”, come lo sono, oggi, i figli Renato e Mirko che ne hanno preso il testimone: a provarlo, le tante persone che, nei giorni scorsi, gli hanno riservato un ultimo, emozionato saluto.