di Francesco Rotatori
“La vita della nostra città è ricca di soggetti poetici e meravigliosi. Siamo avvolti ed immersi come in un’atmosfera che ha del meraviglioso, ma non ce ne accorgiamo”. Proprio le parole di Charles Baudelaire ci restituiscono quell’aria palpitante ed esuberante, quella dei café-chantant all’aperto, delle dame della borghesia che si accingono a essere vezzeggiate dagli studenti universitari durante le feste, quella briosa realtà che doveva essere la Parigi di fine Ottocento.
E quali personaggi, se non gli artisti, sono stati i più attenti a descrivere quella che Gustave Flaubert nell’Educazione Sentimentale definisce “la fantasia violentemente distorta da immagini piacevolissime, dove ogni passo ti avvicina alla felicità”?
Ed è così che l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano ha deciso di ospitare una retrospettiva dedicata a queste eccezionali personalità che hanno saputo darci il miglior ritratto di un’epoca di trasformazioni sociali, politiche e culturali quali quella in cui si ritrovarono a esercitare.
Dal Musée d’Orsay IMPRESSIONISTI. Tête à tête intende analizzare attraverso una rassegna di sessanta capolavori – per lo più ritratti, e qui si comprende la mancata presenza di Monet, il quale aveva in odio tale genere – quel mutamento fondamentale che ha posto le basi dell’arte contemporanea: non più la storia del passato, né tanto meno i miti, cancellate le ascose allegorie e scomparsa ormai l’ossequiosa religiosità, l’attività artistica si concentra sulla vita moderna, caricandosi di una vitalità e di una verità tali da renderli passaggio obbligato per il futuro. Dopo di loro qualsiasi genere che andava in voga nelle ere precedenti sarà dichiarato e bollato come sorpassato, in quanto lontano da quell’attenzione scrupolosa per il mondo quotidiano che in letteratura erediteranno Zola e in Italia più tardi Verga.
Il fulcro dell’esibizione, suddivisa in cinque sezioni, è rappresentato da Il Balcone di Manet (1890), primo vero pittore della vita moderna -per citare una definizione proposta dallo stesso Baudelaire-, il quale coglie in atto la flagranza temporale dell’alta borghesia parigina per mezzo di alcuni suoi ben vestiti rappresentanti, tra cui riconosciamo Berthe Morisot, unica donna del gruppo degli Impressionisti, ritratta con il ventaglio tra le mani e lo sguardo trasognante rivolto al di fuori dello spazio ideale del dipinto.
Accanto a Manet figurano Bazille (Il ritratto di Renoir, 1867), Degas (Jeantaud, Linet et Lainé, 1871, che propone le figure di tre suoi commilitoni), Cézanne (Donna con caffettiera, 1890-1895 e il celebre Giocatore di Carte, 1890-1892, cui riguarderanno con cura Picasso e il cubismo), Rodin (Victor Hugo, 1897) e Renoir (la famosa e scalpitante Altalena del 1876).
Dal 15 ottobre 2015 fino al 7 febbraio 2016 non dimenticatevi dunque di offrire alla vostra mente e ai vostri sensi un viaggio in quel passato che è stato la radice delle Avanguardie e degli stravolgimenti novecenteschi, alla ricerca di quei pittori “che amano il loro tempo…cercano prima di tutto di penetrare figure prese dalla vita e le hanno dipinte con tutto l’amore che provano per i soggetti moderni” (E. Zola, 1868).