Riceviamo dal Comune di Tarquinia e pubblichiamo
Il primo appuntamento per il mese di agosto del festival Paesaggi dell’Arte 2023 è con il teatro: domenica 6 agosto alle 19.00, presso i maestosi resti del tempio etrusco conosciuto come Ara della Regina, la compagnia O Thiasos TeatroNatura e il Comune di Tarquinia presentano “Il velo di Thesan”, viaggio teatrale di narrazione e musica originale per voce e strumenti antichi, liberamente ispirato agli Etruschi, da Omero, Ovidio e varie fonti antiche.
Lo spettacolo, scritto e narrato da Sista Bramini, con musica originale di Francesca Ferri, interpretata da Camilla Dell’Agnola, Daniele Ercoli, Francesca Ferri e Roberta Santacesarea, è la seconda tappa di un viaggio teatrale nel paesaggio mitico e musicale degli Etruschi, che i Greci chiamavano Tirreni, e sarà presentato al tramonto in prima nazionale a Tarquinia, all’Ara della Regina, nel grande tempio sorto dove apparve Tagete, il fanciullo canuto, mitico fondatore della cultura etrusca.
I fanciulli divini appaiono nel mito in luoghi impervi e inquietanti e, sopravvissuti a persecuzioni e violenze, alla fine sprigionano un’inaspettata forza numinosa e trasformativa: se Tagete nato dalle zolle accanto al mare rivela agli etruschi come predire il futuro, quest’anno lo spettacolo narra anche della giovane Ino che fuggendo dalla violenza omicida del marito diviene la bianca Leucotea, benefica divinità marina soccorritrice dei naufraghi. Il suo velo di schiuma marina salverà Odisseo dalla violenza dei flutti facendo risuonare il nostro cuore antico con le tragiche vicissitudini del Mediterraneo dei nostri giorni.
Gli Etruschi la chiamavano Thesan e la sua splendida testa scolpita, ritrovata tra i resti del tempio etrusco di Pyrgi, è custodita nel museo etrusco di Villa Giulia a Roma.
Le polifonie originali de “IL VELO DI THESAN” sono composte su testi etruschi e intrecciate alla drammaturgia narrativa insieme al suono di strumenti etruschi, come il lituus e il cornu, fedelmente ricostruiti sulla base di reperti originali e dell’iconografia dell’epoca, ad evocare il mistero delle metamorfosi, il ritmo dionisiaco, la dolcezza e la forza della fanciullezza. Quest’anno la musica dello spettacolo è arricchita da una nuova polifonia composta su un frammento del Liber Linteus.
La nostra epoca, in pieno naufragio, è in cerca di una rigenerativa rivoluzione delle coscienze, e può trarre linfa dai nostri antenati Etruschi che affrescavano le loro tombe di giovinetti e giovinette danzanti attraverso i quali, immettendosi nel ciclo perenne di vita/morte/vita, s’ingraziavano la rinascita. Dietro ad ogni fanciulla e fanciullo divino c’è sempre Dioniso, Fufluns per gli Etruschi, che fin nella sonorità del nome evoca ciò che è fluido, vivo, in continua trasformazione.