“Il problema dell’arsenico non può gravare sui pubblici esercizi”

Riceviamo e pubblichiamo

La decisione della commissione Europea del 22 Marzo 2011, sulla deroga richiesta dall’Italia ai sensi della direttiva 98/83/CE del 1998 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, chiarisce che “la presenza di Arsenico nei valori limite di 10 mcg/l mirano ad assicurare che le acque destinate al consumo umano possono essere consumate in condizioni di sicurezza nell’intero arco della vita,valori di Arsenico superiori fino a 20 mcg/l sono accettabili per un periodo di tempo limitato senza rischi per la salute umana, esclusi i bambini di età inferiore ai 3 anni, valori al di sopra determinano rischi sanitari superiori come talune forme di cancro”.

La commissione EU sottolinea che la deroga richiesta dalla Regione Lazio è la terza ( la commissione non prevede la concessione di più di tre deroghe), che i valori superiori della fonte della fornitura dell’acqua sono di origine geogenica e che la fornitura di acqua non può essere garantita con mezzi alternativi, e che si sta provvedendo alle misure correttive,di cui alcune sono attualmente in fase di elaborazione e altre in fase di attuazione, senza spiegare quali.

La deroga vale fino al 2012 e non si conoscono le misure previste dal comune di Tarquinia, se non l’ordinanza n.8194 del 29 Ottobre 2011, che neanche cita direttamente la decisione della commissione EU né tantomeno ne allega il documento, ma che si affretta nell’ordinare a tutte gli operatori di aziende alimentari, indicate genericamente industrie, ma comunque riguardanti (Bar Ristoranti, pasticcerie,laboratori etc) di dotarsi di un impianto di dearsenificazione nel caso si superasse il limite di 10 mcg/l.

Questa è una vera e propria tassa aggiuntiva sulle spalle degli operatori di pubblici esercizi che non è ammissibile, almeno nel nostro comune che vive enormemente di turismo, che offre ospitalità di alberghi, B&B, agriturismi, ma anche di seconde case e appartamenti in affitto, quest’ultimi avranno l’acqua non potabile?

La nostra località specialmente d’estate viene scelta dalle famiglie, con bambini piccoli, che se non hanno rassicurazioni, sceglierebbero lo stesso di venire?

Il nostro turismo ha bisogno di essere tutelato, di promozione turistica e di impegni seri per la sua crescita.

Il nostro comune dovrebbe dotarsi di un impianto centralizzato di dearsenificazione, perché i provvedimenti vanno presi dalle comunità, a beneficio di tutti, come è vero che andrebbe fatta una scala di priorità, che vede in cima quello della salute, dell’ambiente, evitando quanto più possibile investire solo in opere, come il ripristino di marciapiedi, che il più delle volte costano 200/300.000 euro, circa il prezzo di un dearsenificatore.

Non è mai troppo tardi per impegnarsi seriamente per la tutela dell’ambiente e della salute, e sulla questione della dearsenificazione, non si dovrebbe avere esitazioni.

Siamo il terzo paese più densamente popolato della provincia di Viterbo e il turismo è una grande realtà economica ed opportunità di lavoro per tutti, fatta di piccole e piccolissime imprese, mettere sulle spalle di ogni esercente, magari piccolo, la spesa ingente di un dispositivo di dearsenificazione è economicamente insostenibile, senza che si risolva alla radice il problema della presenza di Arsenico nelle abitazioni, scuole etc.

In tempi di crisi economica, questo dispendio di risorse andrebbe contenuto con uno sforzo collettivo che possa dare a tutti, bambini, anziani e malati la possibilità di utilizzare senza pericoli l’acqua dei rubinetti, e senza costringerli a comprare acqua minerale per tutti gli utilizzi ai fini alimentari.

L’acqua è un bene comune.

Tarquinia 17 11 2011
Marzia Marzoli – Sib Tarquinia