Riceviamo e pubblichiamo
Quello alla salute è un diritto costituzionalmente garantito e elemento essenziale di ogni società che ambisca a definirsi civile.
Che vi sia una correlazione strettissima tra i livelli di inquinamento di un territorio e lo stato della salute della popolazione è ormai cosa certa. Per questosaremo presenti alla Marcia della Salute, sebbene non coinvolti dagli organizzatori come nelle edizioni precedenti e seppure con le difficoltà dovute allo svolgimento in orario lavorativo, nella consapevolezza che al di là di eventuali volontà strumentalizzatrici e della possibilità che i maggiori responsabili dell’inquinamento del territorio partecipino alla Marcia ammantati di novello ambientalismo, i nostri avversari sono sempre gli stessi ovvero gli inquinatori e quella politica che da questi ultimi prende ordini e legifera (anche se poi a volte alcuni esponenti di questa politica hanno l’ardire di parlare di ambiente) .
Lo faremo, pur non conoscendo la piattaforma rivendicativa elaborata dagli organizzatori, partendo da un assunto fondante della nostra azione ormai da anni: l’inquinamento del territorio dell’Alto Lazio è dovuto ad una sommatoria di fattori, ma certo è che la centrale ENEL di Torrevaldaliga Nord con i suoi 4.500.000 t/a di carbone, con i suoi 10 milioni t/a di anidride carbonica e i suoi 6.300.000 mc di emissioni ogni ora di funzionamento non può essere considerata semplicemente la punta dell’iceberg, ma la maggiore fonte inquinante presente sul territorio. Cosi come non si può pensare di combattere l’attuale situazione ambientale senza la consapevolezza che si debba ricorrere ad un modello energetico che si fondi sul risparmio, sull’uso diffuso e democratico delle fonti rinnovabili e su una diversa gestione del territorio e dell’economia.
E una tale impostazione, da noi da sempre sostenuta e recentemente esplicitata, unitamente ai comitati e alle associazioni ambientaliste di livello nazionale, in occasione dell’adesione alla piattaforma programmatica alternativa lanciata in occasione del COP 21, non può che partire, nella fattispecie di Civitavecchia, dalla predisposizione di un Piano Energetico Regionale che, prendendo atto delle criticità, sia in termini energetici che ambientali, dovrebbe proporre un nuovo assetto energetico della Regione nella direzione di un riequilibrio ambientale transitandola verso un economia a bassa emissione di carbonio. Scelta possibile solo prevedendo un percorso di uscita dal carbone di Torrevaldaliga Nord. Criteri che non solo non troviamo nel piano energetico in fase di approvazione alla Regione Lazio, ma che temiamo, dall’impostazione data, non sia nemmeno misura condivisa. Molti altri sono i provvedimenti che possono essere assunti nell’obiettivo di minimizzare il carico inquinante sul territorio quali:
– Imporre ad ENEL l’utilizzo di carbone con tenore di zolfo inferiore allo 0,3% come previsto dal piano di qualità dell’aria della Regione Lazio:
– Elettrificazione delle banchine
– Misure specifiche finalizzate al contenimento degli inquinanti derivanti dal traffico portuale
– Estensione delle aree pedonali e rilancio del servizio di trasporto pubblico e collettivo
– L’affidamento delle 11 centraline di proprietà del comune di Civitavecchia (ex Enel) all’ARPA Lazio per inserirle nella rete regionale e rendere finalmente i dati inutilizzabili ai fini di legge.
– Partecipazione attiva all’osservatorio ambientale Regionale .
Provvedimenti che certo chiamano in causa ogni livello istituzionale, locale, regionale e nazionale, ma che certo possono trovare, almeno sino a quando il governo continuerà a marciare in ottica opposta alla tutela dell’ambiente e viste le enormi competenze attribuite alla stessa per legge, nella Regione Lazio il suo primo attore.