di Francesco Rotatori
Quando comunemente discorriamo di cemento, la prima immagine che affiora è di un materiale da edilizia impiegato nella costruzione di edifici contemporanei o nella rassettatura urbanistica di reti autostradali. Raramente assoceremmo la materia a un interesse di tipo artistico, relegandolo più all’ambito di una quotidianità industriale che a quello dell’interpretazione della realtà che l’Arte offre.
Proprio su questo cambiamento del punto di vista- che potremmo definire, secondo una nota accezione kantiana, un’ennesima declinazione della “rivoluzione copernicana”- si innesta l’ultima fatica creativa dell’artista Patrizio Zanazzo, che da domenica 13 dicembre, e per tutto il mese, esporrà nel suo magnifico studio le creature scultoree che la sua fervida mano ha dato recentemente alla luce nell’esibizione La magia del cemento.
Avevamo lasciato l’autore alle lavorazioni in ferro primaverili e ora lo ritroviamo con un esercito di creazioni in cemento che aprono un’interessante fase della sua attività: nel periodo estivo egli si è dapprima contrastato con le grandi dimensioni che il mezzo eroga, arrivando a domarne gli esiti, per poi passare a una sfida ancora maggiore, ossia di riportare la grandiosità e la specialità del cemento nelle grandezze minori, dove l’esperienza deve piegare a duttilità l’estrema rozzezza del materiale nel rendere il candore dei volti, nell’esprimere la vivacità di un corpo al massimo del suo vigore, nel lasciar vibrare un essere investito in pieno petto dal vento. E quindi permettere la trasformazione, quasi alchemica, in raffinatezza ed eleganza, e questa metamorfosi può giustamente verificarsi solamente a opera di chi ha appreso come lavorare coi più diversi strumenti, dal marmo al bronzo, dalla resina alla terracotta, dal legno al ferro, e proprio la capacità di padroneggiare in modo particolare quest’ultimo ha condotto l’artista a un dialogo non più serrato o astioso, ma quasi di convivenza e di convivialità con la scultura in cemento, in quanto l’armatura sottostante è giocata su un attento equilibrio forgiato da un cuore ferroso.
Il grezzo si tramuta dunque in forma e predispone alla riflessione: sta poi al giusto fruitore mettersi all’ascolto e capire il messaggio di cui l’oggetto è tramite.
Tra le prove di maestria che Zanazzo ci racconta di aver realizzato, si sofferma sulle Mani di Michelangelo dal soffitto della Cappella Sistina: il miracolo tecnico che sembrano celare sotto la loro semplice veste è nella qualità del tocco, che plasticamente rivive nelle dita tornite, riflesso perfetto della vibrazione vivace che il Buonarroti seppe donare al suo capolavoro.
E ancora si guardi al Corridore, dove un solo perno, sul piede sinistro poggiato a terra, regge l’intero appalto che, in eco all’Uomo che corre di Boccioni, si disintegra al flusso del tempo e al movimento dello spazio in una scia magmatica.
Sorprendentemente, tra le opere troviamo anche qualche esperimento con il colore, in cui l’aggiunta cromatica sul materiale lavorato aumenta l’effetto di contrasto e di sconquassamento che la separazione della luce dal buio creò in origine e tuttora continua a riproporre, ma in un’armonia cosmica in cui tutto si astrae per poi ritornare all’indistinto primigenio in un ciclo infinito.
Accanto alle figure dalla tesa energia, omaggi ai sempre lodati Michelangelo e Bernini, spiccano le composizioni vorticose con le sfere e le spirali, espressioni rispettivamente della perfezione cui l’uomo tende e del ritmo che musica la vita di ogni essere.
E perciò a conclusione della nostra anteprima riportiamo che la scultura a cui abbiamo guardato con maggiore simpatia è quella del Tappeto Volante, in cui non possiamo non assimilare l’artista stesso all’uomo che provi l’ebrezza del volo, che è estasi dell’ispirazione e vertigine della bellezza artistica. Perché se davvero ci fosse richiesto di descrivere Zanazzo, probabilmente citeremmo in primis la sua instancabile e proverbiale professione di fede verso la vera Arte, il cui scopo ultimo è soccorrere la mortalità e la limitatezza dell’uomo e spingerlo con la sua meravigliosa veste e il suo ricco nutrimento all’evoluzione.