(s.t.) L’anno d’oro dei musei: così il Ministro Dario Franceschini ha definito il 2015 delle strutture museali italiane, presentando i dati statistici del Mibac che parlano di record assoluto di presenze nei luoghi della cultura italiana, con un totale di 43 milioni di visitatori.
Se però, carte alla mano, da Tarquinia ci si mette a fare i conti, si scopre che per la città etrusca l’oro, dal punto di vista turistico, è ben lontano; ed anzi i dati tendono a far propendere più verso il carbone, quello che una decina di giorni fa la Befana ha portato ai bambini non proprio diligenti.
Partiamo dal dato odierno: il Mibac parla di 22.779 presenze al Museo Nazionale e 43.737 alla Necropoli (i dati includono sia i visitatori paganti che quelli non paganti): entrambi i dati sono in flessione rispetto al 2014 (23.925 e 44.290 rispettivamente), anche se superiori al 2013, annus horribilis in cui le presenze turistiche cittadine toccarono il minimo storico, con poco più di 61.000 presenze complessive.
Scavando ancora più indietro nel tempo, risulta sempre più evidente il calo di afflussi cittadino: la progressione è costantemente in discesa, già che nel 2010 si parlava di ben 32.280 visitatori al Museo e 45.968 alla Necropoli; e nel 2004, anno a cui risale la nomina come patrimonio Unesco – evento da cui ci si attendeva una spinta in positivo all’afflusso turistico – i dati sono impietosi: 42.579 visitatori al Museo e 51.915 alla Necropoli.
L’archivio del Ministero corre indietro non oltre il 1996, ma è comunque indicativo scoprire come in quell’anno i biglietti staccati sfioravano quasi i 130.000, più del doppio del dato odierno; addirittura nel 1987, sulla scia dell’Anno dell’Etrusco organizzato dalla Regione Toscana per promuovere il proprio patrimonio archeologico, l’effetto di riflesso fu così efficace da portare nei siti tarquiniesi quasi 280.000 visitatori complessivi.
Riservandoci di tornare sull’argomento in queste settimane, indagando sulle motivazioni del trend negativo e ipotizzando possibili soluzioni – magari coinvolgendo nel dibattito esperti del settore, protagonisti del comparto turistico tarquiniese ed istituzioni – lasciamo intanto ai lettori e commentatori la possibilità di dire la propria.