di Stefano Tienforti
Il trambusto politico tarquiniese è iniziato giovedì pomeriggio, al suono di uno schiaffo sulla guancia, ed oggi è solo martedì: nemmeno una settimana, ma ne son successe, se ne son dette e pensate così tante che resta difficile seguire un filo logico nel raccontare il passato ed immaginare il futuro.
Proviamo, perciò, ad andare con ordine, partendo dalle ragioni che hanno scoperchiato il vaso di Pandora al palazzo comunale. Già che nessuno, credo, lo ha scritto, diciamo subito che – stando agli spifferi, anzi alle tempeste dell’ecosistema politico – la lite tra Mauro Mazzola Sindaco e Nanni Serafini Vicesindaco sarebbe esplosa in tema di opere legate al passaggio autostradale, già che la SAT – la società che realizzerà il tracciato – ha previsto lo stanziamento di cifre notevoli (si dice nell’ordine di 5 milioni di euro) per gli interventi di movimento terra, sistemazione idrica e via dicendo.
Da qui nasceva l’accanimento per la vittoria al Consorzio di Bonifica, da qui si spiega l’attenzione della politica per la gestione, diretta o indiretta, dei finanziamenti: e proprio su questi temi ha trovato benzina la scintilla, poi degenerata in fiamme. Solo il tempo aiuterà a capire se Serafini è – per dirla alla tarquiniese – “sbottato” d’istinto o se, come a molti sembra, abbia cercato il primo pretesto per spingere il rapporto PRI-PD sino allo scontro, uscendosene dalla coalizione alla ricerca di un posto al sole per il 2012.
Sta di fatto che il successivo incontro di boxe ha avuto, dal punto di vista dell’immagine, due risultati: da una parte l’aver reso visibilissima a tutti, anche dentro lo stesso PD, la solitudine politica creatasi attorno al Primo cittadino (e da noi de L’extra “anticipata” già un anno fa); dall’altra quella di compattare l’orgoglio dei repubblicani tarquiniesi, con Nanni che – non si sa come – esce quasi da eroe per i suoi, nonostante che più delle abilità statistiche di Mazzini abbia mostrato quelle pugilistiche alla Bud Spencer.
Così, mentre Mazzola ed il PD erano impegnati da una parte a lanciare messaggi distensivi al PRI, provando a ridurre la lite a semplice problema personale, e dall’altra a liquidare Santino Pelucco, a vivere giorni d’inferno è stato Alessandro Antonelli, che s’è trovato tra capo e collo la resa dei conti in Comune proprio alla vigilia dell’approvazione del bilancio da parte del consiglio dell’Università Agraria. Tanta era la preoccupazione che, addirittura, da Palazzo Vipereschi ci si è mossi per acquisire in maggioranza quel Maurizio Tufarini, alias Cimicione, le cui goliardiche magliette, due anni fa, erano state motivo di furiosa rabbia per il presidente Antonelli.
In realtà, al di là dello stress nervoso che trova sfogo nell’odierno comunicato del Presidente, il consiglio è filato liscio, con un timido tentativo di Giovanni Guarisco di valutare una possibile assenza di numero legale: con il neo entrato Tufarini, ed i voti a favore di Bacciardi e dello stesso Guarisco Geometra Giovanni, Antonelli s’è garantito una maggioranza di tredici consiglieri, nonostante l’assenza rumorosa, per quanto annunciata, di uno dei rampolli Serafini per i repubblicani: resta da valutare, nei prossimi giorni, se e come questi resteranno in appoggio dell’amministrazione, e se di conseguenza Agate manterrà o meno il suo posto come assessore.
Alla fine, insomma, il banco non è saltato, e l’Udc non ha fatto il passo che alcuni ipotizzavano, altri temevano, altri ancora speravano: uscire dalle maggioranze e fare outing verso la formazione del Terzo polo come blocco per le elezioni 2012. Il che fa perdere loro, probabilmente, l’abbrivio d’immagine che avrebbero avuto cavalcando l’onda, e dà il tempo a Mazzola ed al PD di ragionare su come meglio uscire dal momento difficile.
Allo stato delle cose, insomma, tutti paiono fermi, in attesa di capire e, soprattutto, di evitare mosse che possano bruciare eventuali opportunità future. E la sensazione è che, innanzitutto, molto più che le teste cittadine questa impasse sia da imputare a ordini provincial-regionali; e poi che il gioco delle strategie ruoti attorno ad alcuni uomini chiave.
Uno di questi potrebbe, a ben vedere, essere quel Renato Bacciardi, attualmente assessore in Comune con Mazzola e consigliere nell’Agraria di Antonelli. Giocandosi bene le proprie carte, infatti, potrebbe raccogliere il massimo, anche la posta piena: lui che, contemporaneamente, può sfilare voti al fronte-Mazzola e portarne all’eventuale, variegata lista di centro, sa di poter fare leva per puntare – perché no? – anche ad una nuova candidatura a sindaco.
Poi c’è lo stesso Antonelli, che un paio di mesi fa ha rinunciato, a mezzo stampa, alle velleità di sfida al sindaco uscente e che oggi paradossalmente si trova, volente o nolente, confrontato a Mazzola. Nell’analisi di alcuni, infatti, all’isolamento più e meno esplicitato del sindaco con i propri alleati, Antonelli può opporre un rapporto sufficientemente tranquillo con i compagni di coalizione; carta che, però, il presidente non sembra voler far valere in sede di partito, se e quando si faranno riflessioni sull’atteggiamento di un Mazzola che, per togliere ogni dubbio popolare, la segreteria PD ha di nuovo provveduto a confermare.
Eh già, le scelte, i toni ed i comportamenti di Mazzola sono, forse, la chiave di tutto: sfide su sfide, polemiche su polemiche, il sindaco ha da anni scelto la strada del pugno di ferro, probabilmente sicuro che, alla lunga, il piglio duro pagherà. E ancor di più ha deciso di puntare tutto su un uomo, l’assessore Anselmo Ranucci, sollevando più di qualche mugugno tra alleati, compagni di partito e di giunta. Difendendone l’operato sino agli schiaffi, non solo – a questo punto – metaforici.
Qui, probabilmente, più che nelle scelte delle altre forze politiche, va cercata la chiave per le comunali 2012, quando le urne sveleranno quanto forte è questo asse a due: se venisse a mancare l’apparenza di solidità e successo elettorale, infatti, si corre il serio rischio che qualcuno dei “mugugnatori” di questi cinque anni colga al balzo l’opportunità per il più beffardo dei dispetti.
Nel frattempo, ci aspettano mesi di succosa fantapolitica, alimentata ancor di più da maggioranze in consiglio ormai striminzite, sia in Comune che all’Agraria, dove il 13 a 7 di ieri sera è, in realtà, meno rassicurante di quanto sembri. Su campi così scivolosi, resta in piedi chi meglio sa giostrare i pattini della strategia, dell’inciucio e persino della matematica: e magari sarà qualche attuale assessore, che l’impervia mente presidenziale, nel suo Risiko politico, aveva tentato di silulare, a trovare il maggiore giovamento da questa ingarbugliata situazione.