di Leo Abbate
Dopo le intemperanze dei giorni scorsi, le semifinali regalano una serata di spettacolo, sport e agonismo da ricordare. Per merito dei soliti noti: MB Giardini, Ditirambo, Toto’s Cafè e i Cugini di Juberto.
Le prime due squadre hanno disputato ieri sera una semifinale bellissima. Una partita di scacchi che entrambe avrebbero potuto vincere, incerta fino alla fine e risolta da episodi che, senza demeriti da parte di alcuno, hanno deciso le sorti del match a favore di Ercolani, Perugini e compagni.
A Marina Benedetti resta il merito di avere allestito la solita squadra di cavalieri del calcio, onesti, leali e combattivi, che si giocheranno l’onore di sostituire, dopo tanti anni, il Toto’s al terzo posto.
Nella seconda partita la compagine di quest’ultimo, pur non esprimendo appieno le proprie potenzialità, vince facile contro i cugini, che a dire la verità hanno compiuto un vero e proprio miracolo andando a disputare una semifinale nonostante i molteplici problemi cui sono incappati quest’anno (contrattempi, infortuni e malanni).
Anche ieri sera assenze importanti per loro, e cito per tutti quel Giammarco Sabbatini che nelle scorse partite si è dovuto adattare perfino al ruolo di portiere, che certo non è il suo, per mettere una pezza alle varie defezioni e lacune di organico. Quindi, terzo o quarto posto che sia, onore al merito per i ragazzi di Dario Spirito, che, tra l’altro, ha onorato la competizione con prestazioni gagliarde e spettacolari per tutto il Memorial.
Da ultimo citerei Fabrizio Ercolani, che ieri ha parato praticamente tutto dimostrando una bravura pari solo alla sua avventatezza. Infatti, continuava a fare dei “lancioni a palombella” verso l’area di Lillone, puntualmente preda di quest’ultimo, che dall’alto del suo metro e novanta buono, sovrastava i poveri attaccanti del Toto’s.
Se non cambia registro farà venire un infarto a qualcuno. Nella finale i due Ercolani a confronto: una interessante sfida nella sfida.
Buona in entrambe le gare la prestazione della terna arbitrale (erano due, ma uno valeva doppio).