Riceviamo dal Coordinamento civico contro le Mafie nell’alto Lazio e pubblichiamo
“La corruzione è il grimaldello che le mafie utilizzano per aprirsi un varco nell’economia legale; è con questa consapevolezza che il Coordinamento civico contro le Mafie nell’alto Lazio ha partecipato alla consultazione pubblica voluta dal Segretario generale del Comune di Tarquinia per aggiornare il Piano per la trasparenza e la prevenzione del rischio corruttivo. Il documento che abbiamo inviato in Comune si impernia su alcuni punti qualificanti.
Innanzitutto va tenuto presente che le condizioni di contesto stanno peggiorando; la pessima congiuntura economica di questi anni ha privato il nostro territorio di ogni difesa di fronte all’infiltrazione delle mafie, e questa non è solo una vaga percezione ma è ormai una solida certezza. Per questo abbiamo chiesto di inserire tra le criticità di cui tener conto l’aumento del numero di operazioni finanziarie sospette segnalato nella provincia di Viterbo; il nuovo codice degli appalti, che innalza i valori soglia per gli affidamenti diretti; l’attuazione della direttiva Bolkenstein, che potrebbe portare un massiccio ingresso di capitali mafiosi nella gestione degli stabilimenti balneari.
L’organizzazione della macchina amministrativa del Comune è all’altezza di sfide così importanti? Noi abbiamo sottolineato che, se gli organici del personale dell’Ente sono sottodimensionati anche a causa della difficoltà di fare nuove assunzioni, è però vero che le risorse disponibili sono state dirottate soprattutto sul corpo di Polizia municipale mentre occorrerebbe potenziare i settori e gli uffici dove è più pressante il rischio corruttivo e di infiltrazioni criminali; bisognerebbe evitare che in capo alla stessa figura (il Segretario comunale) si assommino tutte le responsabilità connesse alla trasparenza, all’anticorruzione, all’antiriciclaggio e così via; soprattutto, abbiamo sottolineato l’esigenza di una rotazione degli incarichi, necessariamente accompagnata da un piano di formazione del personale che la renda possibile.
A nostro parere, sotto la lente di un Nucleo di Monitoraggio dovrebbero passare flussi costanti di dati sugli affidamenti e gli appalti, sulle ditte aggiudicatarie, sui valori finanziari in gioco. E soprattutto bisognerebbe che alla cittadinanza fosse riconosciuto un ruolo in questa opera di attento monitoraggio; prevedendo forme di coinvolgimento attivo della popolazione (es.: audizioni e dibattiti pubblici); immaginando anche momenti di formazione congiunta del personale dell’Ente e dei cittadini interessati, con il supporto costante delle Forze dell’Ordine.
A gennaio sapremo se qualche nostra proposta sarà stata presa in considerazione. Certo è che, per allontanare il rischio di diventare come Ostia o il litorale pontino, non basta l’azione di contrasto delle Forze dell’Ordine. La repressione arriva sempre quando è tardi. La prevenzione la fa una comunità coesa, una cittadinanza consapevole e partecipe, un’Amministrazione aperta al dialogo (cosa rara, di questi tempi)”.