Riceviamo e pubblichiamo
La nostra vita si svolge in un mondo che ha nel colore uno dei più rilevanti valori non solo visivi. La conoscenza della struttura del colore e la sua percezione è prerogativa indispensabile e costituisce la base sulla quale si fonda tutta la ricerca e l’applicazione della cromaticità nel campo dell’arte. E non è solo l’utilizzo della cromaticità distribuita sul supporto in ampie campiture piatte o sfumate che può consentire una perfetta struttura pittorica ma la prensilità digitale del mezzo tecnico, il pennello, per tracciare linee singole o grovigli di insiemi di linee può aiutare a costruire una particolare grammatica di un linguaggio artistico personale capace di trasmettere, con successo, il contenuto dei messaggi.
Tutti questi aspetti sono riscontrabili in una serie di opere pittoriche realizzate dagli allievi del Centro Socio Riabilitativo “Luigi Capotorti” esposti in una mostra allestita nella sede della Piccola Casa della Cultura e dell’Arte di Tarquinia, che evidenziano un risultato artistico di sicuro interesse, frutto dello straordinario studio e del costante impegno di docenti e discenti ai quali vanno i nostri complimenti. Al di là, infatti, degli esercizi pittorici sul tema della “Natura morta” , sono da prendere in particolare considerazione le composizioni che scaturiscono dalla fervida fantasia dei vari artisti.
Anna Masci nella sua opera “Carnevale” è riuscita a trasmettere lo spirito del movimento e dell’allegria attraverso lo svolgimento di un apparato lineare cromatico sottile e incisivo. Catia Bianchi ne “Il Bello” ha saputo costruire un insieme in cui il rapporto di colori azzurro-blu realizzato a fasce e ghirigori su fondo rosso vivo, esprime un effetto cromatico semplice e gradevole. Ancora le linee colorate a “sinusoidi” sovrapposte e intersecanti su fondo a macchie scure, bene esprimono il significato che l’autore Cristiano China ha definito con il titolo significativo di “Fastidio”. Così come Erina Casciani che, con una linea chiusa fatta col pennello intinto nel colore rosso, su fondo verde, riesce a trasmettere, con una semplicità disarmante, l’idea di “Amicizia” per il profondo contrasto fra i due colori complementari. E che dire del campo pittorico rosso vivo, appena scalfito nella parte sinistra da pennellate più chiare, nell’opera “Geloso della vita”. Una forte passione per la vita stessa espressa da Franco Lucci. Anche l’opera “Gioia” di Ugo Creo è caratterizzata da libere pennellate azzurre, verdi e, centralmente rosse, su fondo giallo, che nel loro spontaneo sviluppo permettono l’individuazione e la lettura corretta del titolo.
E poi c’è tutta una serie di composizioni sul tema del “Paesaggio” che prende in considerazione diverse vedute della Città di Tarquinia testimonianza dell’attaccamento forte e sincero, degli artisti, alla propria Città e alla propria Terra. Gli ampi piani delle case marrone, del cielo e del mare azzurro appena riempito da chiare nubi, dello stesso colore del mare visibile in lontananza e delle sfumature verdi dei campi, intervallati a volte da campiture rosse, all’interno di composizioni equilibrate nella disposizione degli elementi che le compongono, sono la dimostrazione di una preparazione grafica e cromatica raggiunta con chiara e piena consapevolezza. E non è l’aspetto realistico, la copia abbastanza fedele del modello che emerge in queste opere nelle quali, invece, è l’aspetto metafisico che prevale a riprova dell’inventiva e della libera percezione del vero per l’affermazione di una realtà “altra”che nasce da una decisa rielaborazione interiore del soggetto.
Così l’opera “Grazie a Dio” (Catia Bianchi), “Visioni” (Maurizio Paolucci), “Paesaggio scuro e chiaro” (Anna Masci), “La mia espressività” (Daniela Paolucci), “La mia spiritualità” (Cristiano China), “Vallata di Tarquinia” (Erina Casciani), “A mio padre” (Ugo Creo), “Calma piatta” (Franco Lucci), chiudono meritatamente questo breve excursus sulla pittura degli allievi del Centro Socio Riabilitativo “Luigi Capotorti” di Tarquinia dell’anno 2014.
Infine, mi fa piacere citare una frase ripresa dal testo del catalogo della mostra scritto da Luciano Marziano: “Dopodichè, affiora un senso di fiducia nelle proprie forze espresso in segnali di compiacimento che si evidenziano in mimica, in gestualità tenuti sempre in tono discreto come di consapevolezza di un lavoro che doveva eseguirsi e si è eseguito bene”.
Giombattista Corallo
storico dell’arte