Riceviamo e pubblichiamo
Nel programma del Festival della Complessità che si svolgerà a Tarquinia il 7/8/9 maggio anche il “Cinema”. Due proiezioni si svolgeranno al Cinema Etrusco nel pieno del centro storico, alla presenza dei registi e con conversazioni sulle tematiche che appartengono alla complessità della vita presente. “Piccoli così. Nati prematuri, le storie più belle nascono all’improvviso” di Angelo Marotta alle ore 11,30 di sabato 6 maggio e “Onlife. Come il digitale cambia l’uomo” di Barbara Carfagna alle ore 10 della domenica 7 maggio.
Angelo Marotta ha realizzato un biografilm in cui ha voluto condividere l’esperienza dei bambini nati prematuramente. Ha anche coinvolto due famiglie con figli in terapia intensiva perché nati prima del tempo. L’OMS dice che il neonato pretermine è quello che nasce prima di aver ultimato le 37 settimane. Il prematuro corre il rischio di incorrere in quelle che sono le criticità della prematurità con esiti sempre diversi (ma si rivelano in generale piccoli guerrieri attaccati alla vita). Deve quindi passare il tempo fino al momento in cui sarebbe dovuto nascere in un reparto di terapia intensiva neonatale di Ospedali specializzati. Racconta Marotta, che oggi ha una bambina di 6 anni, che alla sua nascita (23^ settimana e appena 500 gr.) nel vedere quel piccolo essere era fortemente emozionato. Nel docufilm il padre-regista ha voluto riportare la bambina nel reparto di terapia neonatale per farle vedere i bambini nati prematuri come lei. E Rita sorpresa ha detto: Perché i piccoli così nascono nelle incubatrici?
Barbara Carfagna è giornalista televisiva e prepara servizi speciali per il TG1. Con il suo documentario “Onlife” passando da Singapore agli USA ed a Roma, con l’aiuto di esperti del settore (operatori, psicologi, filosofi, economisti, ecc.) ha voluto far conoscere come il digitale cambia la vita. Come la pioggia di dati prodotti da internet stia inesorabilmente cambiando le nostre relazioni, l’amore, la nascita, la morte, la politica, l’economia. Solo l’arte – dice la regista nel commento al film – riesce a fotografare il mondo immateriale interconnesso che stiamo vivendo. Partendo appunto da Singapore, secondo paese più tecnologizzato del mondo in cui “tutti sono felici” perché la prevenzione dei “big data” (ognuno ha una card con un numero personale sempre rintracciabile ed individuabile nella sua storia sociale, e tutta la città è sotto controllo di telecamere) non fa succedere infrazioni e delitti contro la persona o l’ambiente. Scenari futuri e futuribili in cui siamo immersi, con la nascita di nuove realtà nelle quali le vite di tutti risultano connesse ed interconnesse. Un mondo in cui i comportamenti dell’uomo vengono organizzati tramite algoritmi. Con dei leaders (influencers) che creano nuove tribù (facebook, twitter, what’s up, instagram, ecc.) costituite da milioni di followers che vedono, sentono, ricevono e rimandano idee ed immagini, per quello che siano. In conclusione – come commenta la Carfagna con Luciano Floridi Filosofo della Oxford University e Derrick De Kerkhove sociologo della Toronto University– solo chi è nato prima del digitale può avere le cognizioni adatte per non essere catturato dai nuovi condizionamenti. Che danno la felicità?