Riceviamo e volentieri pubblichiamo una intervista/recensione, scritta da un amico, tutta dedicata a Mariana Cisneros, ai suoi scatti, al suo modo di vedere la fotografia.
Il calendario del nostro web “Lextra” è impreziosito quest’anno dalle artistiche foto di una ospite del nostro paese di origini argentine, Mariana Cisneros. Ne tracciamo un profilo biografico ed artistico, accompagnato dalle sue considerazioni e sensazioni, su questa terra di maremma, che la affascina e che sa descrivere così bene.
Mariana Cisneros, nasce a Buenos Aires. Ad otto anni arriva in Italia, a Roma, dove frequenta il liceo scientifico, finché va in Cile e studia Grafica all’Università di Vina del Mar, ed i corsi di fotografia di Michael Jones del National Geographic, con i quali scopre la magia del colore che gli apre una nuova finestra sul modo di guardare il mondo.
Dall’età di 16 anni comincia a frequentare, a periodi, Tarquinia, dove vive in una torre del centro storico. “Un posto dove trovo me stessa, nelle soste dei vari giri del mondo con la mia famiglia. Questo ambiente, questa natura mi ispirano ad esprimere la mia idea di fotografia, di libertà estetica. Queste terre di Maremma, dalle forme sinuose, con i suoi intrecci di piani in aspetti grafici, i suoi colori di terra gialli, marroni, rossi e verdi, che si fondono in armonie cromatiche, a volte contrastanti, a volte in dolci e gradienti tonalità, sempre in contrasto con un cielo che va da un blu intenso al colore piombo della tempesta. Tutto si scompone sotto i miei occhi, e vedo un alternarsi di strisce di colori, linee, lo schizzo a matita disordinato dell’erba o del grano sul campo, spennellate bianche nel cielo”
La sua fotografia non è un paesaggio, non è una veduta. È la ricerca, nel caos della natura, libera di essere tutto, di un certo ordinato sviluppo. “La mia non è una fotografia del luogo, ma l’estrapolazione dell’essenza di quel luogo”.
La mattina Mariana prende la macchina e va per le terre di maremma, fin verso Grosseto, Manciano, San Quirico d’Orcia, senza mai arrivare ad una destinazione, senza una meta precisa, ma solo inseguendo la luce che si propone ai suoi occhi. Non tanto in Toscana, dove già il paesaggio diventa veduta, dove è più forte il suo aspetto pittorico, con le sue crete ed i suoi cipressi, i vigneti sulle colline, i colori verdi e gialli non più della terra arata, ma della vegetazione, ma che difficilmente però, riesce a scomporre in immagini essenziali.
Sono le curve sinuose e deserte del colore della terra che l’attirano di più, là dove riesce a trovare quella grafica che porta dentro dall’infanzia.
Mariana viene attratta dalle luci radenti del sole del mattino o della sera fin quasi al tramonto, quando il sole colpisce la terra lateralmente, in quel frangente in cui si creano volumi e grafie che quasi trasformano il soggetto. Sempre alla ricerca di geometrie della natura o del lavoro artificiale dell’uomo, fino alle architetture, con gli intrecci dei piani, dai più vicini agli ultimi, dove si addensano le ombre migliori, quelle dei colori lontani. “Amo tutte le stagioni, perché per ognuna i colori, le luci, creano delle grafiche diverse, dalle cromie forti dell’estate alle luci tenui dell’inverno, colori che risaltano però solo in certi orari, e per questo evito, salvo rare eccezioni, lo scatto scontato di un tramonto o la luce piatta del mezzogiorno: sono il troppo od il troppo poco. Confondono le linee grafiche che vado cercando da sempre nella mia vita artistica.”