Riceviamo e pubblichiamo
La prolificazione delle scuole di recitazione è oggi l’indice di un bisogno umano di mostrare le proprie capacità di una interpretazione di qualcosa diverso dagli stilemi della convenzionale vita quotidiana. Ma il travaso di stimoli emotivi che nascono dalla interpretazione di storie virtuali pur radicate nella realtà oggettiva, aggiungono difficoltà più che aiutare quello che è per tutti il vivere comune.
Questo in generale, ma se poi la recitazione diventa mestiere, i vasi comunicanti tra la virtuale vita di stage e la vera vita di rapporti umani creano oscillazioni tra vuoti e pieni che possono portare anche all’alienazione. ‘E ciò che succede alla coppia Al e Bess del dramma di Riccardo De Torrebruna “Il bacio della Mummia”. Due esseri nel difficile percorso per ottenere un ruolo di successo (o quanto meno dignitoso) in un mondo considerato dorato dagli spettatori, dove chiunque vorrebbe essere, su un palcoscenico come su un set, sui manifesti appesi come sulle riviste patinate di gossip, noti, ricchi e famosi. Ma è proprio su quelle riviste che si creano miti dorati e se ne fanno vedere poi le miserie morali umane.
Ma come lo vivono dal di dentro quegli stessi attori portati in gloria e poi gettati nell’abbandono? Al e Bess (con tanto orgoglio e ambizione) non sono arrivati alle riviste di vip, ma si arrabattano a fare il comico di secondo ordine e la ballerina di secondo ordine: due categorie, oggi che il lavoro è più scarso, sempre più numerose. Al e Bess sono una coppia che si sostiene nel proprio privato, ma non può impedire che quello che succede nei loro pseudo-lavori influenzi fortemente i loro sentimenti. Al viene licenziato perché come comico non fa più ridere e Bess è costretta ad andare a letto con un produttore che le promette un contratto, ma poi la offende e la deride. Produttore che in una presentazione onesta si dice un grande intrallazzatore, ma, dopo un suo passato da genio, è ora solo un fallito.
La pièce di Riccardo De Torrebruna, che spesso vive a Tarquinia e tiene viva una scuola di Acting per amatori locali, è quanto di più duro e desolante si possa dire o pensare sul mestiere d’attore. Il teatro Lo Spazio dove è rappresentato il dramma teatrale è composto di due palchi. E mentre su uno suona armoniosamente bene, in contrappunto alle azioni dei personaggi, il quintetto jazz (Jazz Fun STet), composto da Mauro Majore (voce e sax), Mimmo Catalano (Chitarra), Ugo Di Giammatteo (Basso, tastiera), Marco Bartoloni (batteria), sulla scena scivola via l’impietosa discesa nell’indigenza, nel degrado personale e sociale della storia di una umanità dolente e disastrata (senza più ambizione né remore morali).
Con i due archetipi della sete di riconoscimento come Al e Bess, con il cinico fallito produttore Jesse James, con il senza fissa dimora Pablo alla ricerca della vita vera, con la professionista del sesso Jasmine, con la coniglietta incinta Nancy, con la procace Delly, dedita come molte attricette alla pornografia. Umanità variegata degli Ultimi! Solo la lunga finale “jam session” di ottima musica riesce ad allentare tutte le tensioni emotive di uno spettacolo duro e difficile, con gli interpreti tutti che ballano abbracciati nella speranza di ritrovarsi e ritrovare la strada per risalire dal fondo. La rappresentazione è stata ideata e prodotta dallo Studio Itaka International Stage Art con la regia intensa e professionalmente perfetta di Riccardo De Torrebruna. Interpreti: Alexia Germani, Sergio Palma, Luca Sarcinelli, Laura Giulia Cirino, Alex Moses, Elisa Leibett, Serena Bortot.