di Marco Vallesi
Non ho ancora ritirato la “chiavetta” che mi consentirebbe di aprire le fauci dei cassonetti di “Igenio”, il sistema informatizzato per la raccolta differenziata nel centro storico recentemente acquisito dal Comune di Tarquinia; né ho intenzione di ritirarla prima che siano, dettagliatamente e pubblicamente, chiariti certi dubbi relativi all’acquisizione dei dati dell’utente che il sistema ricava proprio tramite la misteriosa chiavetta elettronica.
E non sottoscriverò neanche il modulo d’accettazione con il quale il Comune e le aziende gestrici mi chiederebbero di autorizzarli a riprendermi con le telecamere di cui sarà dotata ogni postazione di “Igenio” (leggi il documento qui).
Vorrò sapere, prima di sottopormi ad una qualsiasi schedatura, quali precise norme regoleranno il mio rapporto da utente con un sistema che, a detta del sito promozionale di “Igenio”, “si avvale di un software dedicato per l’acquisizione, nonché memorizzazione e scarico finale di dati necessari per il capillare controllo dei singoli conferimenti.” (qui il link al sito).
Vorrò conoscere chi potrebbe raccogliere capillarmente i miei dati, registrare le mie abitudini, memorizzare i miei consumi, intromettersi, quindi, nella mia vita privata e, magari, dopo aver litigato con gli spazi della casa e contro il tempo tutta la settimana per differenziare e conferire l’immondizia, pure sanzionarmi (come, quanto e perché?) in automatico per una distrazione o una dimenticanza.
Vorrò esaminare, nero su bianco, parola per parola – e non quelle superficiali, raffazzonate e sbrigative delle “spiegazioni” da depliant o dei comunicati – le ragioni della disparità di trattamento, insita nei due sistemi di raccolta differenziata tra centro storico e aree esterne alle mura, e valutare se questa sia o meno compatibile con le leggi vigenti che sanciscono, oltre che alcuni vincoli sul trattamento dei dati sensibili, parità di diritti e doveri tra i cittadini.
Nel frattempo voglio ricordare, al sig. assessore all’Ambiente Sandro Celli e a tutta la giunta, che l’obbligo di raggiungere il 65 % della raccolta differenziata entro il dicembre del 2012 dei rifiuti è in capo ai Comuni in quanto enti amministrati e non in quanto “comunità amministrata”.
Infatti, il D.Lgs 152/06, art. 205 che istituisce tale obbligo, non prevede e non contempla inutili vessazioni o generici aggravi per la popolazione, per cui, a fronte dell’inadempienza dei Comuni, e quindi dalla loro eventuale incapacità nel raggiungere l’obiettivo fissato, stabilisce una sanzione pari al 20% del tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell’Autorità d’ambito che ne ripartisce l’onere proprio su quei Comuni che non sono stati in grado di far fronte agli obblighi di legge.
Perciò, se i Comuni non riescono a far bene, nessuno si sogni di scaricare le responsabilità di chi amministra sulla cittadinanza amministrata, la quale, giova ricordarlo, già paga tariffe (o come ricorda questa fonte, tributi) abbastanza elevate.
I Comuni, dunque, e non singoli cittadini hanno il dovere di far meglio; i cittadini possono civicamente collaborare, impegnarsi e dare una mano ma, in nessun caso, possono essere trattati da entità passive e sottomesse dal sistema così come narrava nei suoi grandi romanzi George Orwell.