di Matteo Pierro
In molti paesi dell’interno, in Campania come pure in altre regioni del Sud, si assiste a un costante spopolamento. Le nuove generazioni spesso si trasferiscono nei capoluoghi di provincia oppure al nord con il miraggio di un lavoro sicuro e ben retribuito. Qualche tempo fa ho avuto modo di conoscere una simpatica famiglia che si è posta in netta contrapposizione a questa tendenza.
Si tratta dei Gugliucciello, tre fratelli tartufai di Colliano, un minuscolo paesino dell’alta valle del Sele al confine tra le province di Salerno e Avellino. La loro vicenda comincia proprio da una storia di emigrazione.
Nel 1968 Gerardo, il più grande dei tre, decise di partire per la Germania sperando di trovarvi un lavoro decente. Dopo un pò, nel 1972, venne seguito da Mario e infine da Andimo, il più giovane. A quel tempo il lavoro non mancava e i tre fratelli cominciarono a mettere su famiglia.
Agli inizi degli anni ‘80, però, Gerardo decise di tornare a Colliano. Aveva sempre pensato di rientrare prima o poi ma a quel tempo i genitori, Carmine e Carmela, necessitavano di assistenza. Inoltre, i suoi figli avevano iniziato ad andare a scuola in Germania cominciando ad ambientarsi in quella nazione. Riportarli in Italia da adolescenti sarebbe stato per loro traumatico. Per tali ragioni fece ritorno al suo paese natale. A distanza di qualche tempo anche Mario e Andimo, per gli stessi motivi, decisero di tornare a casa.
Ma cosa fare a Colliano? Terminata la ricostruzione successiva al terremoto del 23 novembre 1980 il lavoro scarseggiava. A Gerardo venne regalato da un conoscente un cane che si diceva fosse capace di trovare i tartufi che crescono in abbondanza nei boschi delle montagne nei dintorni di Colliano. Quasi per caso egli cominciò ad avventurarsi alla ricerca del prezioso fungo. I primi raccolti lo incoraggiarono a proseguire in quella attività nei ritagli di tempo. Gradualmente si rese conto che cercare tartufi era più rimunerativo dei lavori saltuari che riusciva a trovare e cominciò quindi a dedicarvisi a tempo pieno aumentando il numero di cani e coinvolgendo anche Mario e Andimo.
Da allora sono passati quasi 30 anni e quella felice intuizione di Gerardo ha permesso ai tre fratelli di mettere in piedi un’attività di lavorazione del tartufo e dei prodotti del bosco che gli consente insieme ai loro figli di vivere dignitosamente restando nel paese natio. I loro prodotti sono oramai molto conosciuti, non solo localmente, ma anche in Italia e all’estero grazie alla commercializzazione online con il loro sito https://www.tartufigugliucciello.it/ Una delle loro tante prelibatezze è il “caviale di tartufo”, una specialità raffinata dal profumo avvolgente e dal gusto straordinario.
Ho avuto il privilegio di accompagnarli nella ricerca in montagna nel corso di una fredda mattinata autunnale di qualche anno fa. La piacevole compagnia, il contatto con la natura, gli stupendi panorami e lo stare dietro ai loro simpatici aiutanti a quattro zampe rese quella escursione memorabile.
Ciò che mi colpisce nella storia dei Gugliucciello è il profondo attaccamento alla famiglia. Molte delle loro scelte di vita sono state condizionate da tale forte legame. Evidentemente l’educazione e l’affetto ricevuto dai genitori ha avuto una benefica influenza su figli, nipoti e pronipoti. Anche il credo religioso di questa famiglia li rende particolarmente uniti. Essi infatti appartengono ai testimoni di Geova, una confessione religiosa che, basandosi sui principi biblici, tiene in alta considerazione i legami familiari. Se quindi vi trovate a passare nell’Alta Valle del Sele approfittatene per fare un salto a Colliano per conoscere questa numerosa famiglia e gustare i loro prodotti.