È una donna forte, sensuale, autonoma, quella che Helmut Newton immortala nei suoi scatti. Dal 6 marzo 2013 a Palazzo delle Esposizioni, fino al 21 luglio, più di duecento fotografie presentano al pubblico il fotografo, artista icona del Novecento, che ha saputo rivoluzionare il concetto stesso di fotografia di moda e che si è fatto testimone della trasformazione del ruolo della donna in occidente. L’idea di una mostra che raccogliesse gran parte degli scatti di Newton si deve alla moglie June e, sotto l’attenta visione di questa, sono avvenute tutte le stampe visibili nelle sale.
Il percorso espositivo si articola in tre sezioni che si susseguono seguendo un ordine cronologico e che sono il risultato dei tre volumi pubblicati dal fotografo negli anni. La prima, “White Women”, racchiude gli scatti pubblicati nel 1976 nel primo libro monografico di Helmut Newton. Le foto sono in gran parte in bianco e nero e ciò accentua ulteriormente la sensualità delle donne ritratte. Sono donne piene di sé, accattivanti, da cui è difficile staccare lo sguardo. Senza alcun timore mostrano la propria nudità, totale o suggerita, in spazi aperti, partecipando ad una sorta di fiction (nella sala seguente), dove la finzione si affianca alla realtà. Negli scatti, eseguiti in un hotel sul lago di Como, è netto il contrasto tra donne completamente nude affiancate da uomini vestiti o ancora, affermandosi ulteriormente sull’immagine maschile, donne nude e vestite in atteggiamenti ambigui. Il colore torna nell’immagine e crea contrasti netti tra le persone ritratte. In ogni scatto è presente la figura umana ed ogni scatto è sinonimo di sensualità e provocazione. Anche l’uomo si spoglia, rimanendo nudo a fianco delle sue modelle vestite.
Le altre sezioni non discostano molto dalla prima. La seconda “Sleepless nights” (1979) si incentra sul tema delle donne, sui loro corpi e sugli abiti che indossano, trasformando però progressivamente le immagini da foto di moda a ritratti e da ritratti ad una sorta di reportage di cronaca. Questo volume raccoglie in gran parte gli scatti realizzati per famose riviste di moda (come Vogue). Accanto alla figura umana ora anche manichini che cercano di ingannare l’occhio attraverso le loro pose “umanizzate” ed un richiamo ai grandi artisti del passato come in “Manichino e umano II”, scatto che palesemente rimanda al Caravaggio ed alla sua “luce” .
“Big Nudes”(1981) è la terza ed ultima sezione. Immagini a grandezza naturale sostituiscono quelle di piccolo formato. I corpi delle donne ritratte sono atletici, costantemente in tensione. Di nuovo Newton esce dallo studio per immergere i suoi soggetti nella natura. L’occhio del fotografo ha la capacità di scandagliare una realtà che, dietro alla suprema eleganza delle immagini, consente di intravedere un’ambiguità di fondo di cui erotismo e morte non sono che due aspetti della stessa ricerca di verità. Di nuovo il bianco ed il nero evidenziano i concetti del fotografo, che ora rende esplicito il confronto tra la nudità e non, affiancando scatti di modelle in pose quasi identiche e mostrandole sia vestite che nude. Una cosa risalta all’occhio dell’attento osservatore: nonostante la completa nudità, la donna mai è scalza ed ai piedi ha sempre una scarpa con tacco alto, ad accentuarne ulteriormente la femminilità e sensualità.
Una mostra davvero interessante, un percorso espositivo che presenta l’evoluzione della donna negli anni ed il suo affermarsi nel Novecento come immagine ben inglobata nella società, attraverso i suoi modi sicuri ed il suo mostrarsi senza alcun timore.
Helmut Newton muore il 23 gennaio 2004 a Los Angeles ed ancora oggi è il maggiore esponente della fotografia del Novecento. Nessuno come lui è stato in grado di esporre in modo così prepotente le varie sfaccettature della donna in una società in piena evoluzione, fregandosene delle molte critiche che il mondo, ancora non pronto per questo grande passo, ha rivolto nei primi anni al fotografo tedesco.