Riceviamo dalla Guardia di Finanza di Viterbo e pubblichiamo
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Viterbo e gli operatori della Sezione di Polizia Stradale di Viterbo hanno eseguito una misura di prevenzione patrimoniale che ha comportato il sequestro e la conseguente confisca di beni immobili, riconducibili ad un noto imprenditore viterbese, dedito al commercio di autoveicoli d’importazione e ritenuto “soggetto abitualmente dedito a traffici delittuosi”.
L’attività scaturisce da un provvedimento emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, in accoglimento della richiesta formulata dai Magistrati della Procura della Repubblica di Viterbo, Dott. Paolo AURIEMMA, Dott.ssa Eliana DOLCE e Dott. Stefano D’ARMA.
In particolare, sono stati acquisiti al patrimonio dello Stato 3 immobili ad uso commerciale, attualmente ospitanti note attività imprenditoriali, tutti riconducibili al proposto ma, sotto il profilo prettamente giuridico, fittiziamente intestati a due distinte società di capitali, per un valore di circa 4 milioni di euro.
Il citato provvedimento cautelare rappresenta la naturale evoluzione di una complessa operazione di Polizia Giudiziaria e Tributaria, eseguita nel 2017, nel corso della quale il proposto era stato denunciato e tratto in arresto, unitamente ad altre 5 persone, per aver organizzato, in associazione, un sodalizio criminoso dedito stabilmente all’importazione e alla commercializzazione di beni in evasione d’imposta. Con tale sistema fraudolento, fondato essenzialmente sull’emissione e sull’utilizzo di fatture per operazioni commerciali inesistenti, la falsificazione di documenti amministrativi, l’impiego di false dichiarazioni sostitutive di atto notorio, era stato possibile all’organizzazione criminale omettere il versamento a favore delle casse dell’erario di IVA Dovuta pari a Euro 5.400.000,00 e di IRES pari a Euro 1.500.000,00.
L’indebito risparmio fiscale così ottenuto dai sodali veniva “investito” collocando i beni sul mercato a prezzi estremamente vantaggiosi, a discapito delle imprese concorrenti operanti nel pieno rispetto della normativa fiscale, con estremo nocumento alle regole poste a tutela della concorrenza e del mercato.
In relazione a tali fatti è in corso un procedimento penale in fase conclusiva in primo grado dinanzi al Tribunale penale di Viterbo in composizione collegiale.
Stante la ricorrenza dei gravi comportamenti antigiuridici di cui il proposto si era reso protagonista già in passato, all’esito delle predette indagini, le fiamme gialle viterbesi e gli uomini della Polizia Stradale si sono dedicati al raccordo ed all’approfondimento investigativo delle rispettive risultanze di indagine, stratificatesi nel tempo, mettendo insieme un patrimonio informativo tale da ricostruirne la lunga “storia criminale”, caratterizzata dal compimento di plurimi reati riconducibili all’evasione fiscale “pluriennale e significativa”, tanto da accumulare, quantomeno dal 2007 al 2017, tramite le numerose persone giuridiche di comodo a lui riconducibili, un notevole debito verso l’Erario.
Innumerevoli i riscontri investigativi definiti dagli agenti della Polizia Stradale che hanno portato, nel corso delle indagini, al sequestro di copiosa documentazione, tra cui carte di circolazione falsificate e false autocertificazioni che venivano utilizzate per il rilascio di targhe automobilistiche da abbinare ai veicoli immatricolati.
Gli approfondimenti investigativi condotti hanno permesso quindi di evidenziare, in capo al proposto, una “pericolosità sociale e fiscale, storica, concreta ed attuale”, atteso che lo stesso, oltre ad aver commesso i suddetti reati, risultava formalmente pressoché nullatenente e indigente ed il valore degli immobili sequestrati è risultato del tutto sproporzionato rispetto agli irrisori redditi dichiarati, da lui stesso e dai suoi familiari, nel corso degli anni.
L’operazione di servizio in rassegna, realizzata in sinergia tra le due Istituzioni sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Viterbo, è da inquadrare in un più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria predisposto dalla Guardia di Finanza tutela dell’economia legale, restituendo alla collettività i beni accumulati attraverso comportamenti illeciti e in danno dell’onesta iniziativa imprenditoriale.
L’obiettivo è quello di aggredire, con le misure di prevenzione, i patrimoni illecitamente accumulati dalla c.d. “criminalità da profitto”, ovvero da coloro i quali, lungi dall’essere occasionali evasori, vivono di traffici delittuosi e traggono il proprio reddito, in modo sistematico, dal continuativo svolgimento di attività criminosa.