Riceviamo dal Gruppo Archeologico Città di Tuscania e pubblichiamo
Oltre 160 persone hanno visitato l’area archeologica della Madonna dell’Olivo e la Grotta della Regina a Tuscania grazie all’apertura e alle visite straordinarie promosse dal Gruppo Archeologico Città di Tuscania, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale e con la Comunità Parrocchiale di Tuscania, martedì 2 aprile 2024.
L’apertura straordinaria si è svolta in occasione della celebrazione della tradizionale festa della Madonna dell’Olivo, antichissima tradizione popolare che viene celebrata a Tuscania proprio il martedì successiva alla Pasqua. Tantissime persone, cittadini, turisti, famiglie e tanti bambini hanno affollato il prato della necropoli etrusca che storicamente ha sempre fatto da sfondo alla celebrazione della ricorrenza religiosa. Alle 17.00 si è svolta all’esterno della chiesa, chiusa in attesa degli imminenti lavori di restauro, la santa messa celebrata dai parroci di Tuscania a cui è seguita la benedizione delle campagne, un rito che affonda le sue radici in una storia millenaria.
“È stato veramente bellissimo vedere così tante persone entrare nell’area archeologica – commenta il Direttore del Gruppo Archeologico Città di Tuscania Alessandro Tizi – e vedere una comunità unita in questa storica celebrazione religiosa popolare, come quella della festività della Madonna dell’Olivo. I nostri volontari hanno garantito l’apertura al pubblico della necropoli e della Grotta della Regina con un grande successo. Ora al via le prossime iniziative della primavera che faranno rivivere la grande archeologia tuscanese. La nostra associazione è sempre attenta a far rivivere le tradizioni della nostra città e sono felice che di nuovo saremo presente il 25 aprile anche alla grande Festa della Madonna del Cerro, organizzata magistralmente dal Masci Tuscania presso la base scout della Madonna del Cerro.
Le nostre tradizioni costituiscono la più forte componente della nostra identità e non possiamo permettere che vengano dimenticate. Dobbiamo preservarle, reinterpretandole se necessario, ma impegnandosi a rafforzarle specie tra i più giovani”.