Ha riscosso un buon successo la mostra fotografica – inaugurata da Irma Casula, giovane e brillante presidente del Modavi Onlus, presso la Facoltà di Economia dell’ Università di Roma Tre, a Roma –dal titolo “Gli occhi della guerra”. L’esposizione è stata organizzata da Diletta Alessandrelli per l’associazione Orizzonti Blu Italia, con la preziosa collaborazione del Modavi Onlus che ha messo a disposizione le bellissime riproduzioni fotografiche degli scatti di tre grandi giornalisti e reporter di guerra italiani: Fausto Biloslavo, Gian Micalessin, e Almerigo Grilz, quest’ultimo deceduto in Mozambico raggiunto da un proiettile nel 1987.
La mostra è dedicata alla memoria di Almerigo Grilz, un uomo coraggioso che raccontava la guerra andando direttamente là dove si sparava e non aspettando le notizie nelle hall degli alberghi, perchè chi vedesse le sue foto e leggesse i suoi pezzi palpasse con mano la realtà della guerra, la ferocia e la brutalità che ogni volta si consuma suo campi di battaglia. Una didascalia che ritrae Almerigo Grilz in missione riporta una frase annotata nei diari del giornalista triestino: “mi sporgo fuori per filmarli: non è facile, occorre stare appiattiti a terra perchè i proiettili fischiano dappertutto…. alzare troppo la testa può essere fatale”.
“L’Università – dice Diletta Alessandrelli- è il tempio della cultura, il luogo in cui essa cresce e si perfeziona, come tale non può esimersi dal diffondere messaggi culturalmente così importanti, messaggi urlati dagli occhi rossi e tristi dei bambini soldato ritratti nelle foto.
Le nuove generazioni italiane sono state così fortunate da non sperimentare la guerra direttamente, sono abituati a viverla solo attraverso i notiziari ed i giornali, così, spesso, necessariamente, la forza distruttrice ed alienante della violenza è filtrata dalla mediazione della cronaca che racconta ed interpreta. Raramente veniamo messi in contatto con ciò che realmente è un azione armata, con i suoi morti, con il sangue e tutto il carico di disperazione che porta in sé. Attraverso questa mostra è possibile partecipare all’azione attraverso l’obiettivo dei reporter, vivere l’istante, rabbrividire su corpi dilaniati e compatire il dolore di popolazioni straziate da anni di guerre insensate.
E importante vedere per capire il non senso che insiste su queste morti, spesso provocate dalla distrazione o dalla troppa attenzione dell’ Occidente.
Auspico di riuscire a riproporre presto questa importante esposizione già ospitata a Trieste, Napoli, Afragola, Cividale, Francavilla al Mare, Roma, Bolzano, Pordenone, Viterbo, Bruxelles, Roma(Università Roma Tre), anche nella città di Tarquinia, aggiungendo questa collezione alle sue innumerevoli attrattive storico- culturali”.