di Anna Vinci
La musica di Giuseppe Calandrini varca l’oceano ed accompagna film, serie televisive e documentari. Un percorso difficile di studio e di tanti no ricevuti, ma poi la passione, la creatività, la determinazione, lo studio ha vinto su tutto.
Giuseppe Calandrini racconta il suo percorso che può essere utile a tanti altri giovani che purtroppo si scoraggiano spesso facilmente.
“Nulla arriva per caso. Neanche i colpi di fortuna. Dietro un’occasione fortunata si nascondono migliaia di tentativi. Giorni, settimane, mesi e anni a lavorare duramente senza sosta anche quando non arriva mai una risposta, mai un riscontro. La creatività, il desiderio di comporre musica è un “daimon” che tormenta l’anima e occupa i pensieri giorno e notte, senza mai lasciare spazio ad altro. Per soddisfarlo è vero che basta “fare”, ma l’atto creativo in sé trova il suo completamento quando la creazione viene poi ceduta al mondo esterno, data ai suoi fruitori.
Lì l’atto creativo trova il suo fine ultimo: trasmettere un’emozione a un’altra anima, veicolare una storia, raccontare un’immagine. Solo in quel momento il “daimon” si placa per un attimo, sorride, poi torna a spingere con ancora più insistenza, mai sazio. Il “daimon” non si sceglie, è lui che sceglie noi. E non ci lascia più. Nessun sogno di fama. Nessun desiderio di status. Solo una enorme necessità di comunicare attraverso i suoni. Di tirare fuori i mondi, gli universi, le farfalle nella pancia, il nodo alla gola, i tormenti della mente, imprigionarli nell’atto creativo, e provare quell’attimo fugace di sollievo interiore nel farlo. Per poi ricominciare.
L’atto creativo in sé, è il connubio di pancia e testa. L’ispirazione è come una chimera, si posa liberamente sulla tua mano, ma nel momento in cui provi ad afferrarla, scompare irrimediabilmente. La parte tecnica, che subentra in seconda battuta, permette di fermare e rendere fruibile l’immagine rarefatta della chimera che si era posata, trasformandola in un’immagine nitida e duratura. Dopo molti decenni a suonare musica altrui, ho sentito il bisogno di lasciar posare la mia di chimera, che da sempre mi svolazzava intorno.
Come constatò Luzzatto Fegiz parlando con me durante un’intervista che poi pubblicò sul Corriere della Sera, mi è stato di fondamentale aiuto l’aver ascoltato tonnellate di ogni genere musicale, che ho assorbito e assimilato, prima di elaborare qualcosa di mio. È stato un tesoro aver conosciuto e affiancato professionisti della vecchia guardia, che mi hanno insegnato come rendere definita e duratura l’immagine rarefatta dell’ispirazione.
Ho avuto la fortuna di incrociare la mia strada per periodi più o meno brevi con artisti e tecnici da cui ho cercato di assorbire ogni singola informazione: Cesare Chiodo, che gestisce il suo studio di registrazione “il mulino” dove abitualmente anche i Maneskin vanno ad incidere, poi David M. Allen, il producer di gran parte degli album dei The Cure, e che ha lavorato con Neneh Cherry, Franz Ferdinand, Depeche Mode. Ma anche Vince Clarke, il fondatore dei Depeche Mode, nonché deus ex machina degli Erasure e Yazoo con Alison Moyet, e mille altri, ciascun incontro è stato per me un forziere preziosissimo di informazioni, consigli, nozioni tecniche. Ho avuto modo di collaborare anche con Sony Music Italy, ed è servito a molto.
Ho la fortuna immensa di avere un parente che in quanto a creatività è unico: Giovanni Calandrini, Calandro per il suo amico e maestro Sebastian Matta. Ecco, ogni chiacchierata con lui è stata per me una scintilla, una chiave che ha aperto porte nella mente, che ha acceso consapevolezze, ha permesso di osservare da prospettive mai immaginate, ha fatto viaggiare in mondi che erano lì ma che non vedevo. Gli sarò eternamente grato per questo suo inconsapevole ma grande potere che esercita su di me.
Come nasce il comporre per cinema, tv e media? Nasce dall’approccio che ho sempre avuto, per cui musica e suoni per me esprimono forme e colori, raccontano storie. Non solo canzoni da fischiettare sotto la doccia. Per ogni brano che creo, parto da una immagine, da una storia e un colore nella mia testa che vado a raccontare con la musica. Figurarsi quando il processo poi si è evoluto, e sono stati i registi a mostrarmi in anteprima le immagini che avrei dovuto raccontare con la musica.
Prima però ho passato 6 o 7 anni a studiare dettagliatamente come gestire ad alti livelli il processo di creazione, registrazione, arrangiamento, produzione, mixing e mastering. Innumerevoli tentativi, innumerevoli frustrazioni e fallimenti. Visto che “repetita iuvant”, a furia di lavorarci ininterrottamente ho iniziato ad avere in mano una mia produzione professionale. Il mio primo contatto è stato un importante “music supervisor” americano, Jonathan Baker, che mi ha scritto e con grande umanità mi ha preso sotto la sua ala professionale, facendomi comporre brani basati su specifici brief per una libreria musicale del circuito televisivo americano Viacom CBS, Paramount per intenderci. Ho composto sotto la sua guida le cose più disparate, dal pianoforte malinconico al rock, country, pop, fino addirittura a 4 brani hip hop comedy per Snoop Doggy Dog, il famoso rapper americano che stava allestendo un suo reality show. Nel frattempo in Inghilterra ho conosciuto Chris dei The Music Supervisors e Amelia di AM Licensing, i proprietari di due importanti librerie musicali che mi hanno commissionato brani di musica elettronica dal tocco ipertecnologico, musica horror, musica modern western alla Tarantino. Poi sono stato introdotto a Garrett Castillo, un ex video editor di Warner, Sony e Universal, nonché amico di Will Smith. Garrett mi ha inserito nel roster dei suoi compositori di fiducia sparsi per il mondo. Ma la svolta in Italia inizia con il direttore artistico della principale libreria musicale italiana per cinema e tv: Eugenio Vicedomini, e quindi con Flippermusic. Eugenio è stato il primo a credere nell’unico concept album che io abbia mai creato di musica new wave dalle venature elettroniche anni 80, composto con l’amico di mille avventure Carlo Schiaroli, unico album in versione anche cantata, in cui addirittura mia moglie Stefania ha contribuito alle parti vocali prestandomi la sua voce su alcuni brani: complice nella vita ma anche nella musica, che per me poi sono tutt’uno.
Bene, quest’album in cui hanno creduto Vicedomini e Flippermusic, poi è diventato l’album del loro catalogo al n.1 negli USA !! E ha aperto la strada a una nostra collaborazione lunga e proficua: ad oggi sono 7 i miei album che Flippermusic ha pubblicato come editore dal 2019, più un ottavo in arrivo. E il 90% del contenuto di questi album è stato tutto sincronizzato, cioè utilizzato in tanti episodi di tanti programmi tv all’estero, ma anche su Sky Italia, come In Itinere, Cantine Lizzano, Lombardia in Campo 1&2, i 6 episodi di La Mia Sardegna, e i famosi 4 episodi di Una Storia Chiamata Gomorra-La Serie.
Ecco, a proposito, erano anni che sognavo di mettere in musica le immagini, le storie e i colori di Gomorra, o di Suburra, due serie tv dalle atmosfere cupe che a me piacciono molto. Alla fine è successo: sono entrato a far parte del mondo di Gomorra, sono stato a Milano negli studi di post produzione che utilizza Sky Italia, ho visionato le parti girate che sarebbero andate a comporre i 4 episodi, ne ho parlato con il regista Marco Pianigiani, abbiamo analizzato creativamente l’utilizzo della musica nelle immagini e viceversa, delle immagini nella musica. Ho avuto l’incredibile onore di partecipare fisicamente e attivamente al montaggio del terzo episodio seduto in moviola alla destra del montatore Massimiliano Feresin. Massimiliano è il mio angelo custode, nonché un nome storico del montaggio in Italia: c’è lui dietro il film e la serie Boris, dietro i trailer del Favoloso Mondo di Amelie, La Foresta Dei Pugnali Volanti, Elephant di Gus Van Sant, c’è lui dietro il montaggio del 50% di quello che è andato in onda negli ultimi 30 anni su Mediaset, Rai e Sky, pubblicità incluse. Questo immenso professionista, nonché grande essere umano, si è trovato in perfetta sintonia con me e con la mia musica , e mi ha concesso di affiancarlo costantemente nei suoi ultimi progetti, sia componendo musica originale, sia lasciandomi sedere in moviola accanto a lui a guardarlo lavorare con una maestria che lascia stupefatti, visionando insieme il girato da musicare e perdendoci in discussioni creative su come avrebbe montato le immagini girate. Nel caso delle ultime, girate dal regista Gian Paolo Damato (figlio del grande Mino Damato), su come avrebbe destrutturato e utilizzato la mia musica per quelle immagini. Si perché Massimiliano è un musicista eccezionale anche se non suona: ha una perfetta consapevolezza e padronanza dell’utilizzo della musica quando è abbinata alle immagini. Sa creare la fusione perfetta.
Per concludere: la vita che ho sempre desiderato e sognato, sta diventando realtà: raccontare storie con la musica, insieme ai professionisti delle immagini, per i big del settore, in Italia e all’estero. Facile ? No, per niente. Fortuna? Si, anche, ma costruita con la pazienza e la caparbietà di un monaco shaolin: per farlo ho composto e cestinato centinaia di brani, passato oltre 5.000 ore a lavorare con la mia Digital Audio Workstation, ho inviato oltre 3.000 email, ricevuto oltre 2.900 “no” o peggio non ho proprio ricevuto risposte, ma non ho mai mollato. Ho continuato a comporre e a contattare professionisti, fino a quando la “fortuna” ha baciato la mia perseveranza e la mia caparbietà. Sono come la goccia che scava la roccia. La cosa migliore? È che ho appena iniziato e il meglio deve ancora venire. Sono fiducioso, sono convinto, e quel che è peggio, sono instancabile e irremovibile. Ad maiora”.