(s.t.) “L’emergenza e la preoccupazione ci sono, è chiaro, ma non come le fanno passare in Italia: ho visto e letto qualcosa dalle tv e dai giornali italiani e mi sono venuti i brividi! Invece di essere solidali verso un paese che sta attraversando un problema, bisogna per forza diventare cattivi e seminare odio”. A parlare, direttamente da Shanghai, è Giorgia Baracca, venticinquenne di Tarquinia che dallo scorso aprile – e poi stabilmente da novembre – vive e lavora come project manager nella città più popolosa della Cina. E che ci parla del corona virus, delle preoccupazioni che ne conseguono e della percezione che se ne ha direttamente dalla nazione dove il fenomeno è esploso.
“La situazione è cominciata a precipitare verso metà gennaio, prima del famoso capodanno cinese (24/30 gennaio). – ci spiega Giorgia – Qui in realtà si sapeva già che c’era qualche caso a Wuhan, ma è stato sottovalutato il tutto: poi, con i grandi spostamenti dovuti appunto alle celebrazioni, il virus ha iniziato a espandersi un po’ ovunque in Cina, e ogni provincia riporta dei casi. Oltre che, come sapete, negli altri paesi”.
Tra Shanghai e Wuhan sono circa 700 i kilometri di distanza, ma Giorgia tiene a spiegare come la situazione sia molto meno preoccupante di quanto si percepisca dai media. “Shanghai è una citta da 27 milioni di abitanti e sono riportati solo 160 casi di corona virus, 70 dei quali sono persone di Wuhan. Certo non vado in giro molto e questo è un po’ limitante, ma mascherina e amuchina sono più che sufficienti per uscire a fare due passi o andare al supermercato”.
Ma c’è modo per Giorgia di tornare in Italia? “Il problema per tornare è che vengono continuamento cancellati o rimandati voli, perché essendo pochi i viaggiatori le compagnie non fanno partire aerei per voli intercontinentali con magari solo cinque persone a bordo.
Il mio problema, poi, è che stanno rifacendo il mio visto perché qui senza di quello non si lavora, quindi ancora per qualche giorno non ho materialmente il passaporto. Ma vorrei però tranquillizzare tutti dicendo che, probabilmente, anche se avessi avuto il passaporto in mano, non avrei lasciato Shanghai se non per una vacanza, perché il problema è a Wuhan, mentre qui la situazione è stabile e c’è massimo controllo. Ovviamente se mi fossi trovata a Wuhan avrei richiesto di essere riportata in Italia, ma per ora qua siamo ancora in buone condizioni, lavoriamo da casa a partire da oggi e lunedì 10 dovremmo tornare in ufficio. Poi, è chiaro, se la situazione dovesse precipitare potrei comunque prendere il primo volo per qualsiasi altra destinazione e rientrare in Italia da un altro Stato”.
“Lo dico e lo ribadisco – continua Giorgia – perché mi spiace vedere e leggere cose mal riportate che incrementano solo odio e paura. La cosa che mi fa più male alla fine è vedere amici, genitori e parenti iper preoccupati. E vabbè, l’odio della gente: è proprio vero che la mamma degli ignoranti è sempre incinta!”
“Vedo e leggo cose davvero mortificanti: – conclude – io sono fortunata perché i miei genitori sono persone intelligenti e, al di là della normale apprensione, ci sentiamo ogni giorno e fanno di tutto per non far sentire che sono preoccupati. Ma ti giuro leggo cose assurde. Ti ripeto, non posso parlare per altre città, ma qui a Shanghai siamo tutti super controllati: tanti non capiscono che la Cina ha 1.4 miliardi di abitanti e 17 mila infetti, sono lo 0,2% tipo, a Shanghai addirittura lo 0,006%!”