Frane alla Civita: l’appello dell’Università Agraria

Riceviamo e pubblichiamo

“L’interminabile stagione invernale e una primavera tra le più piovose degli ultimi decenni minacciano il pianoro della Civita: gravi eventi  franosi si sono verificati lungo il perimetro del Pianoro. Preoccupazione per la stabilità del sito e per l’incolumità di visitatori e frequentatori dell’area”. A denunciarlo l’Assessore al patrimonio dell’Università Agraria di Tarquinia Alberto Blasi.

“La frana, avvenuta in data quattro giugno, ha un fronte importante di circa dieci metri e ha colpito il lato nord del pianoro. Episodio che segue all’apertura di una voragine verificatasi la settimana scorsa, nel cuore del sito e segnalata dalla Sovraintendenza. Pronto l’intervento del personale dell’Università Agraria per mettere in sicurezza l’area, transennando e delimitando i pericoli. Tra i provvedimenti urgenti dell’Università Agraria,il conferimento dell’incarico nella prima giunta utile ad un geologo per verificare le condizioni generali e la gravità complessiva della situazione, al fine di comprendere la portata degli interventi da realizzare.

Rimane l’emergenza Civita e il silenzio assordante delle istituzioni. L’acropoli etrusca è in balia dei vandali e dei fenomeni atmosferici: l’Università Agraria non può da sola far fronte ad una tale situazione, che riguarda un sito di rilievo e caratura internazionale.

Ho già inoltrato una missiva alla Regione Lazio affinché si effettui un sopraluogo congiunto per pianificare interventi urgenti e immediati. L’intera area induce a preoccupazione. Negli occhi abbiamo ancora oggi il crollo della strada di accesso alla Civita, prontamente ripristinata in collaborazione tra Comune di Tarquinia e Università Agraria.

Simili interventi risultano oltremodo onerosi e costosi, sono finalizzati a garantire sicurezza a luoghi di rilievo comunitario, SIC natura 2000 e storico archeologico. È fondamentale l’aiuto delle istituzioni, temiamo per il futuro della Civita:  il regime dei vincoli deve essere supportato dalla individuazione delle risorse altrimenti il rischio è la perdita di quanto esistente”.