Riceviamo e pubblichiamo
A partire dalle ore 10:30 del 28 settembre 2013 il Ministero per i Beni culturali aprirà al pubblico per una visita guidata l’area degli scavi archeologici di Gravisca situata a Tarquinia presso il Porto Clementino, così denominato da papa Clemente XIII che nel XVIII sec. lo fece restaurare. In occasione di tale evento, realizzato anche grazie al contributo del prof Lucio Fiorini dell’Università di Perugia e l’attiva partecipazione di personale CFS, la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale e l’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Roma presenteranno l’accordo di collaborazione mirante a curare e valorizzare insieme l’area archeologica, adiacente alla Riserva Naturale Statale “Saline di Tarquinia” gestita dal medesimo ufficio del CFS: verranno, inoltre, illustrate le numerose valenze storico-ambientali del sito ed i suoi ritrovamenti archeologici più recenti.
Gli scavi hanno evidenziato come in età arcaica (VI sec. a. C.) lo scalo portuale tarquiniese fosse frequentato da mercanti stranieri, in prevalenza provenienti dalla Grecia dell’Est. Notissimo è il “santuario emporico greco”, connotato da un insieme di edifici sacri ed altari, sede di culti e riti greci. Poco dopo il 600 a. C. fu edificato un sacello dedicato ad Afrodite, protettrice della navigazione, a cui in seguito si affiancarono anche altre due divinità femminili: Hera e Demetra. Verso la fine del VI sec. a. C. ai mercanti greco-orientali si sostituirono in parte quelli provenienti da altre regioni greche, in particolare dell’isola di Egina, come documentato dalla famosa iscrizione del ricco mercante Sostratos, qui rinvenuta inscritta su di un cippo di ancora, esposto al Museo Nazionale di Tarquinia aperto con ingresso gratuito.
Nel 181 a.C. i Romani dedussero in questo sito la colonia marittima di Graviscae, che si estendeva per 6 ettari con una struttura urbanistica regolare orientata secondo i punti cardinali, poi distrutta dal passaggio dei Visigoti di Alarico nel 408: a tale epoca risale un tesoretto monetale nascosto in occasione di questa invasione barbarica, anch’esso esposto presso il Museo Nazionale, di 147 solidi aurei di Valentiniano I e II, Teodosio, Arcadio ed Onorio.
Oltre al suo sviluppo strettamente legato alle attività produttive delle locali saline, divenute nel 1980 una riserva naturale di popolamento animale, ed alla presenti di culti con connotazione rurale, l’area vanta anche alcune particolari emergenze naturalistiche quali una formazione palustre a giunchi e piccoli popolamenti di statice (Limonium spp.), genere le cui specie sono solitamente endemiche ed a forte rischio di estinzione.
La rilevanza storico-ambientale di Gravisca e dell’accordo firmato nell’agosto scorso al fine di consentire la tutela, fruizione e valorizzazione congiunta del sito hanno, quindi, portato la Soprintendenza ad includere la visita pubblica tra gli eventi previsti per la Giornata Europea del Patrimonio, promossa dal MIBACT per il 28 settembre p.v.