di Stefano Tienforti
Dev’essere un meccanismo automatico, quasi fisiologico: una sorta di valvola che scatta in automatico. E se non avessi personalmente seri dubbi sull’effettivo, attuale funzionamento della politica, direi che si tratta di strumenti che ne garantiscono il funzionamento. Fatto sta che nel nulla e nel silenzio di queste settimane estive, per dare segni di vitalità la cosa pubblica tarquiniese scoppia in una vicenda dalle mille polemiche latenti, il cui potenziale esplosivo è difficile da quantificare, ancora.
Il tutto nasce – chi segue le cronache cittadine anche in clima ferragostano già lo sa – dal possibile rimpasto di giunta all’Università Agraria, anticipato in un articolo per il Corriere di Viterbo e per lextra.info da Fabrizio Ercolani; articolo che, sinora, non ha ricevuto alcun tipo di smentita, ma ha scatenato reazioni più o meno sotterranee, spingendo anche l’assessore Ranucci a convocare – pare – una conferenza stampa per domani (martedì 20 agosto, ndr) sulla questione.
Per entrare nel merito delle scelte amministrative del Presidente Antonelli e dei partiti della sua coalizione a via Garibaldi o per valutare quanto avrà eventualmente da dire Ranucci ci riserviamo di aspettare, rispettivamente, l’ufficialità delle nomine e le parole dell’assessore comunale ai lavori pubblici. Ma nel frattempo qualche riflessione è d’obbligo, soprattutto alla luce del polverone di interpretazioni, commenti e reazioni della fauna politica cittadina.
La prima convinzione che ne traggo non fa che confermarmi una sensazione che vivo da un po’, secondo la quale la politica, effettivamente, non esiste più, almeno in ambito locale. Il concetto di persone che, unite da visioni comuni, si organizzino in una struttura di partito per cercare di collaborare a realizzarle è qualcosa di ormai completamente estraneo alla nostra quotidianità. Una quotidianità fatta di personalismi, di ambizioni e di strategie per nutrirle e soddisfarle; non si parla più nemmeno di correnti: ci sono ormai solo personaggi che possono – occasionalmente – legarsi individuando un obiettivo (o, più spesso, un nemico comune), salvo poi, al giro successivo, trovarsi su fronti opposti a farsi una guerra più o meno silenziosa.
Come mai, a Tarquinia, questa cosa appare, oggi, tanto evidente? Probabilmente perché, relativamente a breve, la politica cittadina vedrà a stretto giro di posta liberarsi le poltrone di comando dei due principali enti cittadini: e le scelte e le posizioni garantite durante la corsa all’Università Agraria avranno un peso – più o meno decisivo – anche in vista delle elezioni comunali. Che, perciò, agli elettori sembrano lontanissime nel tempo, ma per gli addetti ai lavori – soprattutto a quelli che ambiscono a posti al sole – sono dietro l’angolo.
A peggiorare le cose – e questa è interpretazione del tutto personale – ha contribuito poi un fattore inatteso: quando, un anno e mezzo fa, Mazzola vinse la corsa alla fascia da sindaco, in molti (probabilmente anche lui) vedevano il primo cittadino come ottimo candidato alle elezioni regionali che avrebbero dovuto tenersi nel 2014. E così, non appena conclusa la volata come candidati consiglieri, in molti hanno continuato a correre, consapevoli che a breve sarebbe ripresa la lotta per la futura candidatura. Poi, però, tra le vicissitudini giudiziarie di Batman Fiorito e la caduta anticipata della Polverini, i piani di molti sono saltati in aria, non essendo più possibile presentare Mazzola alle Regionali dopo nemmeno un anno dalla vittoria comunale. Con il risultato di una corsa lunghissima e su tutti i fronti, con alleati che cambiano di continuo e un clima che, se si continuasse davvero così sino al 2017, diverrebbe sfiancante.
In attesa dei senza dubbio numerosi sviluppi delle vicende, proviamo a lanciare due ultime riflessioni. La prima sul ruolo dell’opposizione, che dopo la rivelazioni sul rimpasto se ne è stata silenziosa ed inattiva: quali i motivi del silenzio? Sono ancora in ferie? O resta difficile attaccare quando nella nuova giunta potrebbe sedere la sorella di uno dei consiglieri d’opposizione, con nemmeno troppo paventata ambizione d’allargamento della maggioranza? O, ancora, forse alcuni degli occupanti gli scranni della minoranza sarebbero stati anch’essi tentati dal provare l’esperienza da assessori?
L’altra, invece, riguarda Mazzola: com’è, per il sindaco, vivere da spettatore la corsa a quello che ora è il suo posto? E, nei prossimi mesi, come si comporterà in tal senso? Sarà giudice imparziale o sceglierà di schierarsi?
Qualche risposta arriverà a breve: se non dalle parole di Ranucci, magari dalla nomina dei nuovi quadri dirigenti del PD locale, rimasto di recente orfano di Arianna Centini, forse il segretario più silenzioso che la storia cittadina ricordi. E, probabilmente, le confusioni di cui sopra trovano causa anche nella sezione di via Mazzini.