di Attilio Rosati
Gli israeliani alzano barricate commerciali e gridano al complotto per l’inatteso scherzo da prete che gli ha tirato Tarquinia, mettendosi a produrre pompelmi a rotta di collo.
E questo non è niente, in confronto a quanto si sono incazzati i cinesi, che stavano contendendo il primato della produzione di arachidi all’India e si sono visti stracciare dagli agricoltori tarquiniesi! Persino l’allevamento di animali ha dovuto adeguarsi alla nuova morfologia ortofrutticola del comprensorio e al posto delle solite vacche maremmane, stanno spuntando come funghi allevamenti di scimmie a cammelli. La colpa di questo marasma produttivo e financo climatico è di Wikipedia, che dal 2010 tratteggia le principali fonti di produzione agroalimentare del territorio tarquiniese con un tocco di esotico estro e diciamolo pure, mistero, individuando nei pompelmi e nelle arachidi, le principali risorse di sostentamento del moderno etrusco (qui una prima segnalazione di un paio d’anni fa a firma Marco Vallesi).
E così fu. Persino il sito istituzionale del Comune si è dovuto rassegnare, indicando alla moltitudine di viandanti le peculiari specialità prodotte in loco, pompelmi e arachidi, gettando nello sconforto gli sbigottiti produttori locali che ancor oggi attanagliati dalla morsa di un bieco conservatorismo, si ostinano a piantare finocchi e broccoli d’inverno e meloni e pomodori d’estate. Retrogradi e sabotatori.
Vorrei tentare una proposta per riconciliare gli animi e consentire a Cina e Israele di seppellire l’ascia di guerra. Distinguiamoci dalle masse, diventiamo la terra dei cachi. Abbiamo già pronto anche un inno scritto e interpretato da Elio e le Storie tese e cosi facendo, daremo una mano a uscire dalla palude anche a Wikipedia e al sito istituzionale del Comune.
P.S. Ho detto palude in senso figurato, che nessuno si sogni di allevare alligatori, per favore.