di Attilio Rosati
La notizia di punta è l’avvento delle sardine. Si sono mobilitati tutti. giornalisti, opinionisti, sociologi, psicologi. antropologi, assistenti sociali, terapisti occupazionali, mentalisti esperti di flussi di mercato. Sono tutti li, ad analizzare il fenomeno inusuale preconizzando scenari di riorganizzazione politica, nascita di nuove compagini partitiche, migrazioni di elettori da destra a manca e da partito a partito. Le menti illustri dell’opinionismo italiano stanno addirittura stilando il programma di governo che il nuovo “partito” starebbe per diffondere fra i popoli e le genti: liberalizzazione delle droghe leggere, apertura delle frontiere, ius soli, abolizione delle tasse per i lavoratori con la busta paga, patrimoniale, matrimonio per i preti e via ipotizzando scenari e prospettive rivoluzionarie.
Gli unici che non si stanno facendo coinvolgere da questa tarantella di ipotesi, sono gli esponenti del gruppo delle sardine, i quali, essendosi ritrovati tutti in piazza perché si erano rotti i coglioni di una classe politica dalla quale non si sentivano minimamente rappresentati, hanno provato, invano, a dire “Ci siamo ritrovati tutti in piazza perché c’eravamo rotti i coglioni di una classe politica dalla quale non ci sentiamo minimamente rappresentati”! Niente da fare. Nessuno ci ha creduto e tutti hanno continuato a chiedere: quando scenderete in campo? (ormai, quando si va in politica, si “scende in campo”); qual è il vostro programma di governo? Quali saranno i vostri candidati? Forse l’unica cosa che va stretta alle sardine è proprio questa ristrettezza di vedute. Maliziosa e distruttiva. Se qualcuno cominciasse a cercare il confronto con loro, invece di demonizzarle e cercare di trascinarle nel tritacarne del partitismo, sarebbe molto meglio per tutti. Magari è solo un movimento popolare spontaneo deluso da certa politica che prova ad esercitare un po’ di pressione, per tentare di cambiare qualcosa. Vai a sapere…