di Attilio Rosati
Dopo aver firmato un contratto per il rilancio dell’impianto Ilva di Taranto, gli indiani della Arcelor Mittal, fanno gli… indiani. La stampa sembra disorientata da questa situazione e non ne definisce bene i contorni. Voglio tentare una riflessione.
Il colosso siderurgico non vuole onorare il contratto che prevede rilancio e ammodernamento in chiave ecologica degli impianti come si era impegnata a fare all’atto della firma.
Le giustificazioni:
- pretendono uno “scudo penale”. Una sorta di protezione nelle more dell’iter di ammodernamento. Ma i principi su cui si fonda il nostro ordinamento giuridico – “La legge è uguale per tutti” e “La responsabilità penale è personale” – rendono impossibile e perfino superfluo uno scudo penale. A cosa serve una franchigia dalle norme penali se vuoi apportare delle migliorie in chiave di tutela della salute? E dire che il solito Graziano Delrio, quello che aveva prolungato il contratto alla Sat senza giustificazione alcuna per un’altra ventina di anni, cosi, a scatola chiusa, si è subito affrettato a dichiararsi favorevole a quest’aborto del diritto e della giustizia. Di gente come Delrio, ne abbiamo fin troppa, in politica.
- Il colosso dell’acciaio lamenta che i commissari di governo avrebbero celato le reali condizioni degli impianti il cui risanamento richiederebbe più investimenti di quelli palesati. È come dire che Gigi D’Alessio ha spiegato la musica a Mozart. Gli esperti erano loro, non i commissari di governo e quindi, all’atto della firma del contratto, sapevano benissimo cosa stavano firmando.
Sgombrato il campo dalle stupidaggini, veniamo ai veri motivi del contenzioso. Arcelor Mittal vuole scaricare i costi delle ristrutturazioni sempre sui soliti: gli operai. Ed è pronto a presentare un corposo piano di licenziamenti e di tagli per incrementare i suoi profitti sulla pelle dei lavoratori. E magari, a forza di piangere, ottenere anche dei finanziamenti statali per ammortizzare i cosi dell’adeguamento ecologico e ambientale degli impianti e delle strutture. Possibile che il governo non lo capisca? O forse, come al solito, tutti sono pronti a sopportare il costo sociale di un rilancio senza una seria programmazione d’investimenti e costruito sulla pelle dei lavoratori?