di Attilio Rosati
Negli ultimi due anni, la cronaca di efferati delitti legati al mondo dello spaccio e del consumo di stupefacenti, ha trovato nella Capitale d’Italia il proscenio più frequente e clamoroso. Il giro di affari è stimato intorno ai 50 milioni di euro, per quello che oramai si può definire il principale centro di smistamento di tutta Italia. Conseguenze, inaccettabili.
Ricordiamo il capo ultrà freddato per questioni di droga, il carabiniere ucciso da due turisti americani, il massacro di una ragazzina appena maggiorenne fatta a pezzi a San Lorenzo, in uno stabile ormai universalmente riconosciuto come centro di accoglienza per spacciatori e utilizzatori finali di droghe, l’uccisione a colpi di pistola di un ragazzo di venticinque anni, massacrato davanti alla fidanzata, per questioni, a quanto pare, legate al medesimo problema. La lista potrebbe essere ulteriormente allungata ma il concetto è chiaro. Proibire non serve e non giova.
Il proibizionismo ottuso che ha fatto reagire la società con richieste di pene più severe e più draconiane, limitazioni di libertà e perfino di diritti, non ha prodotto effetti apprezzabili. Allora, è arrivato il momento di chiedersi se la strada maestra non sia esattamente quella opposta. La legalizzazione della droga e la sua commercializzazione in luoghi adeguati e opportunamente muniti di supporti informativi.
Suona male; anche a me che lo scrivo. È un rospo da mandar giù e, tuttavia, sempre meglio dei morti in strada, del degrado dello spaccio davanti alle scuole, della facilità di accesso dei minorenni allo sballo quotidiano, del monopolio delle mafie, della stupida cultura dello sballo alimentata dal “brivido” idiota della trasgressione. Legalizzare la cannabis potrebbe essere un primo stato d’avanzamento, accompagnato da informazione e supporto. Una responsabilità molto grande che coinvolge la politica ma anche la società. Se si vuole evitare di essere complici inconsapevoli di questa strage e del degrado inarrestabile che la circonda.