di Attilio Rosati
Un piccolo paese dell’Irpinia è stato dichiarato zona rossa. Un’isola di dolore e isolamento nel cuore martoriato della provincia di Avellino. I suoi abitanti sono stati quasi messi al bando come se fossero responsabili di essersi ammalati in una “zona Franca” dal virus. Complice una malaugurata festa di carnevale, sono balzati al “disonore” della cronaca e della storia.
Ma ciò è insensato. Nessuno torna a casa da fuori, in quel paese, e nessuno da quel paese se ne va. Un piccolo centro ospedaliero, di colpo costretto ad affrontare l’incubo di un mostro implacabile, venuto da un altro mondo. Una nuova Codogno nelle costole rotte della Campania che fa sentire l’eco del suo dolore fino alle porte delle nostre case.
Una collina di costernazione e isolamento che ci ricorda il nostro, di ex uomini liberi, relegati nelle dimore che consideravamo il punto di arrivo della nostra esistenza e che ora, cominciamo a odiare, a considerare invalicabili prigioni.
Per questo io penso che ci dobbiamo preoccupare di Ariano Irpino come di Codogno, come di Tarquinia, come di ogni altro paese di questo mondo.
La festa di Carnevale è finita ad Ariano. Com’è finita in ogni paese o città italiana. Adesso si vive di costernazione, ci si nutre di paura, si respira speranza. I nostri sogni sono ridotti al minimo. Non sogniamo più grandi mete da raggiungere o lunghi, avventurosi viaggi da intraprendere. Le nostre bocche cercano aria e baci. I nostri cuori, un po’ di amicizia, i nostri desideri, un anelito di libertà. Il nostro riscatto sarà una passeggiata con gli amici. Stretti forte a noi. Un gelato. Un caffè al bar. Come mi manca il bar!
In quanto alla povera, martoriata Ariano Irpino, io credo che, oggi, siamo tutti un po’ arianesi e mi rivolgo rispettosamente al Sindaco di Tarquinia, con una proposta. Gemelliamo Tarquinia con Ariano Irpino. La collina del dolore, alleviato e lenito dalla solidarietà, dal cuore e dal coraggio degli etruschi di antica stirpe Rasena. Ogni epoca ha i suoi eroi e ogni pagina di storia, può essere scritta con la penna della solidarietà e dell’amore