“Il mio ultimo lungo viaggio è stata la Thailandia: era il gennaio del 2019 e sono rimasto per ventuno giorni”. A parlare è Roberto Romano, 26 anni, fotografo di professione, viaggiatore per passione.
Con lui iniziamo una rubrica che vuole raccontare non solo i ricordi di viaggio delle persone, ma anche la filosofia e lo stile che li guidano quando vivono le loro esperienze di scoperta.
“Il mio stile di viaggio è uno solo: – esordisce a tal proposito Roberto – zaino in spalla e camminare! Perché secondo me è l’unico vero modo per apprezzare i paesaggi e la vita quotidiana dei posti che si visitano: si presta molta più attenzione a molte cose, ad esempio quando si cammina semplicemente dentro un borgo o un paese si ha più modo di vedere ed osservare gli atteggiamenti, gli sguardi e mimetizzarsi nella quotidianità delle persone che vivono lì”.
E non è un caso che se si chiede a Roberto quale sia il suo miglior compagno di viaggio, lui risponda senza dubbi: “Il mio zaino! Comprato al Decathlon, da 50 litri, è l’oggetto più utile che ho comprato in dieci anni! Tasche ovunque, rigido, con i cuscinetti appositi sulla schiena, cinghie tutte regolabil,i con la parte superiore che si stacca e diventa una sacca a tracolla: insomma, compratelo che non ve ne pentirete”.
Un modo di affrontare l’esperienza del viaggio che parte sin dalla prenotazione. “Di solito prenoto solamente il minimo indispensabile, – racconta Roberto – ad esempio in Thailandia ho prenotato solamente il volo di andata e di ritorno in luoghi diversi ed il primo ostello per farmi dare il visto per accedere al paese, perché si è costretti a mettere i dati della struttura in cui si pernotta almeno una notte per compilare il foglio consegnatomi prima di arrivare in Thailandia, esattamente a Chiang Mai. Dopodiché ho prenotato tutto di giorno in giorno con il mio iPad”.
Ancor più curioso è il modo in cui Roberto decide la destinazione. “Inizialmente – spiega – non ho mai una meta ben precisa, anzi tendo un po’ a tentennare su varie opportunità.
Allora accedo ad una bellissima app che si può trovare sulle varie piattaforme Android o iOS e che si chiama “KAYAK”, inserisco solamente la città di partenza – in questo caso Roma Fiumicino –, data di partenza e destinazione “Ovunque”, in modo che apra tutto il mappamondo con le varie città aeroportuali, i rispettivi prezzi ed il numero di scali da effettuare. Dopo essermelo girato una ventina di volte in più giorni decido la mia destinazione”.
Poi si approfondisce. “Certo, continuo la mia ricerca su cosa visitare sui vari motori di ricerca”. E per gli spostamenti? “Semplicemente con aerei o pullman del posto: ogni città ha i suoi mezzi di trasporto, siti internet locali ecc… a loro modo ma hanno tutto.
Dopodiché sui vari forum mi documento sulle attrazioni principali da vedere, le località un po’ meno turistiche, le opinioni su cosa vedere o meno, mi faccio una mia idea e scelgo: logicamente i programmi possono cambiare, anzi cambiano sempre, e questo ti da un senso di libertà anche nel viaggiare perché non hai vincoli di date e orari”.
A questo si lega, in qualche modo, anche la scelta di viaggi abbastanza lunghi: “Penso sia il miglior modo per non fare la solita toccata e fuga. La prima settimana serve per ambientarsi bene nel posto in cui ci si trova, specialmente quando cambi radicalmente le usanze. Diciamo che serve un po’ di rodaggio”.
E questo modo di vivere l’esperienza di viaggio come si combina con la compagnia di qualcuno? ”Generalmente preferisco viaggiare da solo – risponde Roberto – come nei miei ultimi viaggi, penso però che con la giusta compagnia si possa viaggiare molto meglio. Per ora non saprei, avendoli fatti tutti in solitaria, vi farò sapere”.
Passando ai ricordi di viaggio, curiosiamo sulle esperienze vissute nei vari angoli del mondo. “Una nuova esperienza che ho provato – racconta Roberto – è stata stare a contatto completo con la natura e gli animali, specialmente con gli elefanti a Chiang Mai, il secondo giorno che sono arrivato lì: avergli preparato da mangiare con impasti di cereali, banane e soprattutto la chicca sono gli zuccherini che gli si mettono dentro per poi avvolgere il tutto con una foglia e darglieli nel corso della giornata. Dovete sapere che un addestratore di elefanti passa dalle 10 alle 12 ore al giorno a stretto contatto con loro.
Il cibo più buono o il più disgustoso che hai mangiato? “Il più buono? Sicuramente le loro zuppe con noodle vegetariane mangiate dentro delle officine addobbate a ristori nelle vie sperdute di Chiang Rai. Il più disgustoso sono i vermi fritti: sì, avete capito bene, i vermi. Onestamente a paragone sono state più buone le cavallette fritte”.
La persona più stravagante che hai incontrato? “Camminando in una via abbastanza buia per ritornare dal centro di Chiang Rai all’ostello – ricorda Roberto – passo davanti ad un magazzino dove c’era un gruppo di persone e, sorpassandole, mi sento chiamare. Non volevo girare per paura, perché diciamocelo quando si è da soli in posti cosi in vie un po’ tenebrose paura la si ha, alla fine l’ho ed era una gruppo composto da 3 maschi e 4 femmine alle prese con bere e mangiare. Insomma, per farla breve mi sono ritrovato a parlare, anzi gesticolare con loro perché non sapevano neanche l’inglese, per circa un’oretta, tornando all’ostello abbastanza alticcio dopo aver bevuto whiskey rosa (non mi chiedere che tipo era che non ne ho idea) e mangiato presumibilmente pollo, però questi sono dettagli”.
“Il momento più magico, invece, è stato alla spiaggia “Phra Nang Beach”, dove alla fine di una giornata passata con un ragazzo inglese di ritorno dall’Australia siamo rimasti dopo la giornata ad ammirare il magico tramonto con lo sfondo dell’oceano e con il rallentarsi pian piano del via vai delle barche e delle persone. Insomma, il volgere di una giornata frenetica di piena stagione alla notte, con un silenzio tombale”.
Quale il posto più memorabile visitato? “Diciamo che sono due. – risponde Roberto – Il primo è stato il Blue Temple di Chiang Rai, un tempio enorme con una statua gigantesca di Buddha Blu all’interno, tutto completamente blu con monaci tibetani all’interno in preghiera. Il secondo è il mercato con il treno: si avete capito bene, è un mercato al cui interno passano delle rotaie ed un treno. A determinati orari, precisamente io ci sono stato alle 9,30 di mattina, passa un treno a marce, con i commercianti che tolgono subito i tendoni per poi successivamente rimetterli appena passato, che passa addirittura sopra gli alimenti messi in maniera che le parti laterali del convoglio gli passino sopra senza toccarli! Il corri corri dei commercianti nel tirare via i turisti che non sanno dove incastrarsi per non essere presi sotto è assurdo!”
Insomma, un’esperienza assolutamente positiva – “Bellissima, piena di emozioni e sensazioni straordinarie: ci tornerò sicuramente negli anni a venire” – e che su Roberto ha lasciato un segno. “Diciamo che mi sento leggermente cambiato – riflette – specialmente nella consapevolezza di apprezzare di più quello che ho, nel sorridere sempre e cercare di essere gentile anche senza motivo. Ho trovato una cultura molto differente dalla nostra, piena di sorrisi e gentilezza anche senza una motivazione apparente”.
Ma c’è un paese tra quelli visitati in cui ti trasferirsi definitivamente? “Il posto che mi ha colpito di più fin ora è stato Tenerife, nelle isole Canarie, sia per il loro clima che per il loro stile di vita: “Lavorare per vivere, non vivere per lavorare”. Chiudiamo con uno sguardo al futuro: quali viaggi hai in programma ora? “Prossimo viaggio? Ancora sono molto indeciso, ma molto probabilmente sempre in Asia, non vi spoilero nulla!”