#extraconfine è una nuova rubrica de lextra.news che cerca, spera, sogna di raccontare le storie di un po’ di italiani sparsi per il mondo: partendo – come è partita l’avventura giornalistica del sito – da Tarquinia ed andando a caccia di belle realtà da condividere. Con una regola: ad ogni protagonista il compito di indicare – come in una catena – il nome di un’altra persona #extraconfine, di un’altra storia che meriti di essere raccontata.
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(s.t.) “Vivo a Los Angeles, in California, e in questo 2019 sono 20 anni da quando mi sono trasferito. Diventerò presto cittadino americano e, purtroppo, dovrò fare il giuramento sotto la presidenza di Trump: la cosa non mi eccita affatto… speriamo in un colpo di scena!”.
Massimo Cipicchia, 54 anni, resta per sua dichiarazione etrusco anche dall’altra parte – o quasi – del mondo: e due decenni dopo l’avvio dell’avventura negli Stati Uniti le radici italiane, quelle cresciute a Tarquinia, restano ben solide.
“In realtà, – confessa Massimo , tornato in Italia proprio in questi giorni – la mia esperienza americana inizia nel 1987, quando con la mia band Metal Astaroth ci siamo trasferiti in blocco a Hollywood, alla ricerca di un successo che però non è arrivato. Curioso come proprio in questi giorni siano uscite ben sette pagine di intervista a me e al bassista Saverio Principini sulla nostra storia su una rivista specializzata, Classix Metal. L’esperienza fu comunque straordinaria, potrei scriverne un libro”.
Dopo due anni, però, Massimo torna in Italia, probabilmente non sapendo che il sua capitolo americano aveva ancora molta storia da raccontare. Ma già pronto a scriverne uno sulle sponde del Tirreno. “Tornai per riprendere gli studi, ma anche per creare una realtà unica proprio a Tarquinia: Il Riva Blues!, l’originale. – racconta Massimo – Forse non tutti se lo ricordano, ma quello fu senz’altro il periodo più vivo della scena notturna tarquiniese e della costa nord del Lazio: insieme a Luca Gatti e a Antonio Pellegrini creammo dal nulla una realtà con musica dal vivo da far invidia ai più altisonanti club della capitale. Fu un lampo di luce a Tarquinia, dopo è tornato il buio”.
La vita di Massimo, invece, dopo di allora ha continuato a scorrere di là dall’Oceano. “Mi ero sempre occupato di grafica in Italia – spiega – ma, con l’avvento di internet, alla fine degli anni ’90, ho creduto opportuno cavalcarne l’onda e la California era il posto migliore per farlo. Devo dire che questa volta è andata bene! Dopo soli due anni sono diventato Web Designer e Team manager dei Golden Globe Awards, ed ho continuato per nove anni: straordinaria esperienza, che mi ha permesso di crescere professionalmente in maniera esponenziale. Sono riuscito a coinvolgere in questa avventura, nella veste di programmatore, anche mio cugino Gian Paolo Cipicchia, con il quale negli ultimi quattro anni abbiamo raggiunto ottimi risultati. Recentemente, poi, sono tornato a scuola per un aggiornamento professionale: tornare in classe a 54 anni “suonati” è stato a dir poco fantastico! C’è sempre molto da imparare, specialmente nel mondo della tecnologia”.
Perché quell’angolo di California certo non manca di stimoli ed opportunità. “In una città come Los Angeles può accadere di tutto, – racconta – dal diventare chef per personaggi come Vasco Rossi quando è a Los Angeles a cucinare per Joe Bastianich per una settimana intera mentre registra le sue canzoni, oppure rincontrare vecchi amici come Max Gazzé. A proposito di Bastianich: gli ho parlato del Divino Etrusco, forse riesco a portarlo con i suoi vini della Maremma e la sua musica. Vedremo”.
La chiacchierata, dal racconto, si sposta sulla riflessione, sulle corde dell’animo che spingono la vita in una direzione piuttosto che in un’altra. “Tarquinia, ma anche l’Italia, mi sono sempre stata un po’ stretti: – confessa Massimo pensando ai motivi per cui si spostò negli USA – ho sempre avuto bisogno di stimoli nella mia vita, e non mi sono mai tirato indietro di fronte a sfide più grandi di me. Trasferirsi in America, fra l’altro, non è così facile come può sembrare: nonostante gli Stati Uniti siano stati creati grazie all’immigrazione, lavorare e vivere qui richiede molta convinzione ed energia”.
“Nel primo anno, uscivo e rientravo dagli States ogni tre mesi, – ricorda in merito – fino a quando ho deciso di rischiare e diventare illegale. Ho vissuto questa condizione per quasi due anni: credo di sapere cosa voglia dire essere immigrato clandestino, argomento vivissimo in Italia e Europa. C’è molto da imparare su questa realtà dagli Americani, e non mi riferisco certo al muro… Poi la svolta, grazie ad un visto particolare da giornalista che mi consentiva di rimanere legalmente negli Stati Uniti. Ora ho la Green Card e, come accennato prima, prenderò la cittadinanza Americana entro l’anno”.
Il che, però, non cancella ne annacqua le origini etrusche di Massimo, che spiega: “Cerco di tornare il più spesso possibile, almeno una o due volte l’anno, specialmente in primavera e in estate: sono e resto un Italiano, anzi, quando mi presento, mi dichiaro Etrusco, e questo la dice lunga sul mio rapporto con le mie radici. Tarquinia è nel sangue, viverla per brevi periodi è rigenerante, specialmente ritrovarsi con gli amici di sempre. La radicalizzazione americana è forte, ma quella etrusca è impossibile da sostituire”.
Anche perché l’Italia, soprattutto la realtà di provincia, ha tratti irriproducibili nella realtà americana. “Ritrovarsi proiettati in una metropoli come Los Angeles, dopo essere cresciuti in una realtà come quella di Tarquinia, non è un passaggio semplice: – racconta Massimo – lo stile di vita è completamente diverso e non ci sono realtà come il D.O.T. o il Tamuré. Certo, ci sono altre possibilità di socializzazione, anche più interessanti, ma la possibilità di affacciarsi alla finestra per vedere chi c’è in piazza è qualcosa che ti fa sentire parte di una grande famiglia, ed in America questo è praticamente impossibile che succeda. Mi sono comunque creato una rete di amicizie solide: c’è anche Letizia Tombesi, etrusca anche lei, e passiamo molto tempo insieme”.
“Non mi vedo passare la mia vecchiaia in America, non ha molto senso. – risponde se gli si domanda dove veda il suo domani – In futuro passerò più tempo in Italia ed Europa che a Los Angeles: mia moglie, che è di Belgrado, la pensa allo stesso modo. L’America è più per giovani che per pensionati, senza contare che l’Europa è decisamente più bella”.
Ma, guardandola da fuori – e al netto di affetto e nostalgia – cosa cambieresti a Tarquinia? “La risposta non è facile… A Tarquinia, come anche in tutta Italia, c’è un problema di mentalità, che andrebbe cambiata. La visione del mondo e del futuro è distorta e ovattata: la cosa più triste da vedere è la mancanza di civiltà e di rispetto che, per assurdo, invece sono molto più forti in uno stato americano come la California. Consiglio a tutti di guardare più alla tecnologia e ai servizi che si possono creare ed evitare professioni che saranno presto sostituite da robotica e software. Uno tsunami tecnologico sta per investire l’umanità ed è meglio prepararsi”.
Per concludere, proponiamo anche a Massimo la “catena” tipica di #extraconfine, il gioco per cui presentarci un italiano all’estero che abbia una bella storia da raccontare. “Mi viene in mente Luca Gatti, che adesso è in Australia dopo aver passato molti anni a Londra; oppure Giuseppe Giudizi, che vive in Brasile”.
#extraconfine
Nome: Massimo
Età: 54
Dove vive: Los Angeles (California, USA)
Professione: Grafico e Web Designer
Distanza da casa: 10.142 km