#extraconfine è una nuova rubrica de lextra.news che cerca, spera, sogna di raccontare le storie di un po’ di italiani sparsi per il mondo: partendo – come è partita l’avventura giornalistica del sito – da Tarquinia ed andando a caccia di belle realtà da condividere. Con una regola: ad ogni protagonista il compito di indicare – come in una catena – il nome di un’altra persona #extraconfine, di un’altra storia che meriti di essere raccontata.
Qui il link per l’archivio delle storie
“È un viaggio che ho iniziato sei anni fa, sia per passione per il mio lavoro, sia per andare un po’ all’avventura, a scoprire che succede fuori da casa: e da allora il mio percorso mi ha portato in Norvegia, passando prima per Francia, Lussemburgo, Spagna e Messico”.
A raccontare e raccontarsi è Andrea Selvaggini, ventiquattrenne chef nato e cresciuto a Tarquinia e ora impegnato al Maaemo, ristorante nel cuore di Oslo. Che continua a sognare e progettare la sua scoperta del mondo – “mi piacerebbe anche un’esperienza in Asia” – ma resta legatissimo all’Italia.
“Si torna quando si può – ci spiega – e sto sempre molto bene quando sono in Italia: anche troppo, perciò preferisco non stare più di due settimane senno rischio di cambiare idea! Ma se penso al futuro, certo che mi piacerebbe tornare in Italia: sarebbe un sogno poter lavorare vicino casa, con i nostri prodotti, anche se sta diventando sempre più difficile viste le mille opportunità che si creano all’estero e i costi impossibili che si chiedono per aprire un attività”.
E proprio su questo nasce una riflessione, sull’Italia e sui suoi problemi. “Cosa cambierei? Senza dubbio la burocrazia e tutto quello che ne deriva. In Italia non si investe sui giovani, non si guarda avanti, a ognuno interessa solo di guardarsi in tasca”.
Eppure, ci sono cose a cui è difficile rinunciare – “Sono tante le cose che mi mancano dell’Italia, dal sole al cibo passando per altre mille cose, per questo vorrei tornare un giorno!” – e anzi arrivare da una realtà cittadina italiana è stata, per Andrea, una virtù: “All’inizio pensavo che venire da un paese fosse quasi un limite e mi potesse creare difficoltà, – spiega Andrea – ma con il tempo ho visto che mi ha sempre aiutato tanto, soprattutto nel relazionarmi con gli altri: noi siamo più “schietti”, e questo non e da tutti”.
In questo viaggio tra nazioni e continenti, hai mai sentito che ti facessero pesare il tuo essere italiano? “Un po’ razzismo, se così vogliamo chiamarlo, mi è capitato di subirlo solo in Francia: non stiamo molto simpatici ai cugini, soprattutto a quelli nell’entroterra, ma naturalmente è qualcosa che non vale per tutti”.
Con uno chef, la chiacchierata non poteva che virare su un finale a colpi di gusto. “Il piatto italiano che più mi manca è senza dubbio l’amatriciana, visto che quando sono in Italia la mangio quasi tutti i giorni! In Norvegia ci sono molti piatti tradizionali che mi piacciono, ma una cosa a cui non vorrei più rinunciare sono i Tacos di quando vivevo in Messico”. Infine, qualche consiglio agli italiani in visita a Oslo su un buon caffè. “Allora, il miglior caffè che abbiamo ad Oslo è senza dubbio quello di Tim Wandelboe, considerato anche uno dei migliori “baristi” al mondo: hanno una produzione propria di caffe e lo tostano qui ad Oslo. Ovviamente qui si beve “filter coffe”, quindi americano: ci vuole un po’ di tempo per imparare a goderselo”.
Come tradizione della rubrica #extraconfine, chiediamo ad Andrea di indicarci un altro italiano in giro per il mondo da cui andare a caccia di storie e racconti. “Senza dubbio Aldo Farroni”, ci risponde, permettendoci così di proseguire il nostro viaggio – stavolta direzione Australia – ancora a colpi di prelibatezze da chef.
#extraconfine
Nome: Andrea
Età: 24
Dove vive: Oslo (Norvegia)
Professione: chef
Distanza da casa: 1.964 km