(s.t.) Ripercorrere un anno di notizie ed avvenimenti è un’esperienza intensa, emozionante e complicata: è difficile scegliere e selezionare, e rivivere certi momenti e certe emozioni lascia un segno.
Sì, perché raccontare giorno per giorno, per quanto possibile, la vita di una comunità significa non soltanto fare cronaca o costume, ma anche – soprattutto in una realtà non così estesa come Tarquinia – intrecciare una serie di relazioni che rendono molti degli eventi narrati vivi, sentiti.
In questi dieci anni e più tra Corriere di Viterbo e L’extra ho incrociato tante persone, assistendo a storie e vivendo momenti particolari, fatti di successi e tragedie, paure e entusiasmi. E sono nati rapporti di sincera intesa o altrettanta reale antipatia. O collaborazione, e persino di amicizia: penso, ad esempio, ad Anastasia, ed ai selfie dal podio che arrivano a L’extra ogni volta che va a medaglia, o ai ragazzi della Corneto, per i quali facciamo il tifo ogni domenica.
Per non parlare delle persone con cui si lavora fianco a fianco durante l’anno: da Anna Alfieri a Marco Vallesi, da Fabrizio Ercolani ad Attilio Rosati, che prima che colleghi di redazione sono amici con cui è un piacere condividere momenti ed esperienze.
Raccontare Tarquinia, Montalto ed i luoghi a cui pian piano L’extra si sta allargando è, insomma, un privilegio vero: guardarsi indietro e sfiorare di nuovo certe emozioni fa scordare di polemiche e critiche, di discussioni e conflitti.
Guardare indietro significa, forse mai come quest’anno, rivivere momenti di tristezza vera. E non ho ancora capito se ricordare la scomparsa di Giacomo Carretto e Gabriele Piva e rileggere quegli articoli sia una ferita – perché rende ancora più tangibile la loro mancanza – o un malinconico piacere, perché mi permette di ricordare i momenti che ho potuto condividere con loro.
A voi due, amici miei, va il mio pensiero in questa fine anno; ed a tutti i lettori, invece, il più sentito augurio per un 2016 pieno di entusiasmo e belle notizie: perché, alla fine, sono quelle che preferiamo raccontare.