ESTREMITÀ, metafore vulcaniche e declinazioni ceramiche per la Tuscia: si apre il 7 dicembre a Tarquinia la mostra di sculture e oggetti di Marco Vallesi

Si inaugura venerdì 7 dicembre a partire dalle ore 18,30 – per restare visitabile sino al prossimo 6 gennaio – ESTREMITÀ, mostra di sculture ed oggetti di Marco Vallesi ospitata presso la galleria in via Carducci, a Tarquinia.

“Una terra dai confini mai compiutamente ed esaustivamente definiti, se non dalla antica presenza del popolo etrusco che qui visse ben prima dell’avvento della civiltà romana.
 Eppure i tratti geografici e ambientali che qualificano e connotano quest’ampia e fertile terra, la Tuscia, sono chiaramente visibili agli occhi dei viaggiatori più attenti e sensibili”. La terra, appunto, ed i materiali che ne fanno da tratto distintivo, “le loro origini magmatiche e geologiche:
 una diversa sfaccettatura della materia che nelle profondità del pianeta è fusa, rimescolata e separata. Un’attività invisibile, ma in grado di aver caratterizzato, per composizioni, pressioni e temperature, ogni singolo luogo di emissione lavica, ogni cono vulcanico, ogni caldera. In sintesi, ogni territorio”.

Ed è con uno sguardo ampio, esteso nella distanza che separa le estremità, i limiti da Ovest a Est, della nostra “ideale” Tuscia, dall’orizzonte marino di Tarquinia all’ultimo baluardo tufaceo sulla valle del Tevere costituito dalla alta rupe di Orvieto, che prosegue la ricerca di Marco Vallesi per una tipologia ceramica da sviluppare e proporre nella direzione di una creatività e di un’estetica tutta “magmatica”. Dai territori che collegano queste due plurimillenarie città provengono, infatti, i materiali usati, singolarmente o miscelati tra loro, per produrre gli smalti applicati sugli oggetti in mostra.

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Le alte temperature cui sono sottoposte le ceramiche create con i materiali “poveri” e grezzi della Tuscia sono il fondamento dell’estetica di rinnovamento e ampiezza che caratterizzano il nostro attuale lavoro e la continuità della ricerca. – spiega Vallesi –
 Ciò che tende al rinnovamento è rappresentato dalla volontà della proposta per una ceramica non tradizionale, ma territoriale, caratterizzata dalla coerente e sincera sperimentazione effettuata su una notevole quantità di diverse materie reperibili nell’area di riferimento. L’ampiezza verso cui si proietta questa incessante ricerca è da riferirsi al complesso creativo, tra essenzialità e astrazione, con cui vengono manipolate le risorse di cui dispone il territorio con il quale ci si confronta e che è, sinteticamente e al contempo, luogo di partenza e indirizzo della proposta estetica”.

“Tali sostanziali caratteri – conclude Vallesi – costituiscono i parametri per giungere ad una sorta di “frequenza universale”; una vibrazione visiva capace di risuonare oltre ogni limite cognitivo per favorire, quanto più semplicemente possibile, una lettura diretta, sensoriale e istintiva, dei manufatti. Priva di addizionali apparati decorativi se non di quelli, naturalmente e intrinsecamente materici e strutturali, la ceramica “da alta temperatura” della Tuscia si pone, con un carattere proprio e tipico, grazie alla localizzazione della sua genesi geologica e vulcanica, come un paradigma d’identità territoriale e culturale mai esplorato in precedenza”.

La mostra è aperta ogni giorno dalle 17 alle 20, dal 7 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019, in via Giosuè Carducci 13, a Tarquinia.