A molti, l’acronimo IP dice poco o niente. Alcuni, invece, potrebbero scambiarlo per la sigla di una nota società petrolifera, altri ancora potrebbero pensare che stia per Imbecille Patentato: questi ultimi, in fondo, pur sbagliando, potrebbero non essere troppo lontani dalla verità.
La sigla sta per Internet Protocol (address), ossia un indirizzo numerico assegnato dal provider quando un computer si connette in rete, una sequenza numerica contenente le informazioni sul provider stesso, sul tipo di connessione e sul computer collegato in rete che può variare nella parte terminale per gli IP dinamici; nel caso in cui le connessioni siano stabilite dai server di grandi società, organizzazioni o enti, si trova però spesso un IP statico, cioè, un indirizzo numerico che non cambia mai e che – per metterla sul pratico – diventa come la targa di un’automobile: la può condurre chiunque, e in qualsiasi direzione, ma la targa ci dice sempre chi è il proprietario a cui è intestata.
Come ben sanno i nostri commentatori, ogni articolo o comunicato stampa (o post nel gergo del web) che pubblichiamo è aperto ai commenti, con l’unica riserva della moderazione, che solo sporadicamente applichiamo al fine di garantire un libero confronto tra gli utenti che non scenda al di sotto di una certa soglia di reciproco rispetto.
Per postare un commento è necessario inserire nelle apposite caselle un nick (nomignolo) e un indirizzo e mail; i commenti arrivano, così come sono, nel nostro pannello di controllo e lì restano in attesa che un amministratore li moderi o li pubblichi. Ci sarebbe anche la variante del cosiddetto spam ma, al momento, questo particolare non ci interessa. Nel pannello dell’amministrazione sono perciò visibili: il commento, il nick, l’indirizzo e-mail inserito e un numero di svariate cifre che è il citatissimo IP di cui sopra.
Ed eccoci al punto. È da tempo che diversi commentatori, differenziati tra loro per i nick e i fantasiosi indirizzi e mail associati – che non riveleremo mai a meno che non sia l’Autorità giudiziaria a chiedercelo con un atto formale – si “divertono” ad inviare commenti su commenti da un unico indirizzo IP.
Ciò che rende, però, particolare la vicenda, è che – ad un rapido riscontro di cui l’immagine proposta rivela i risultati – l’indirizzo IP in questione a noi risulta essere quello del Comune di Tarquinia. Sissignori, proprio l’indirizzo del server del nostro Comune.
E così, utenti che dichiarano d’essere, ad esempio, artigiani, si scopre navighino con la linea – ed a spese – del Comune; si potrebbe pensare, certo, che qualcuno scrocchi la linea ma, saremo maliziosi, stentiamo a crederlo. C’è più immediato e facile immaginare che si tratti di qualche buontempone – furbone nella sua presunta intuizione quanto sprovveduto nella conoscenza del funzionamento della rete – che ha creduto di sfruttare le potenzialità del web lanciandosi in commenti ripetuti, con nomi diversi ed anche a breve distanza l’uno dall’altro, magari facendosi i complimenti da solo e – più di una volta – cadendo in una ridicola e grottesca confusione tra i nick usati.
Inizialmente, abbiamo lasciato correre, immaginando si trattasse, per qualche frequentatore del palazzo, di una novità ghiotta ed attraente e di un innocente passatempo; ma da quando i commenti provenienti da quell’IP sono diventati, nemmeno troppo vagamente, offensivi, numerosi e postati ad ore inusitate per le attività dei lavoratori del Comune, ci siamo interrogati se lasciar correre e soprassedere sull’uso smodato e frequentissimo dei computer e della rete dell’ente pubblico fosse giusto o no.
Ed abbiam concluso che non lo è, e neanche lecito, per più d’un motivo. Abbiamo perciò scelto di scriverlo, innanzitutto a tutela dell’Ente comunale stesso e del Sindaco Mazzola, che eventualmente – come amministratore pro tempore – sarebbe chiamato a rispondere di eventuali responsabilità derivanti dall’attività del chiacchierone (o dei chiacchieroni) del mistero. Quindi per rispetto dei nostri utenti e di tutti i cittadini.
Le attrezzature, i computer, la rete ed il server, la connessione comunale e la fornitura elettrica sono, infatti, acquisiti dal Comune con denaro pubblico, e non si capisce bene il perché qualche ignoto operatore possa farne un uso privato.
Inoltre, nel caso in cui qualche utente, ritenendosi ingiuriato o diffamato dalle parole – scritte e, naturalmente, archiviate – che gli ignoti commentatori inviano o hanno inviato al nostro sito dal palazzo comunale, quereli gli autori dei commenti, noi saremmo obbligati a consegnare copia dei nostri archivi agli inquirenti. Ci chiediamo: l’ente comunale verrebbe coinvolto nel procedimento? Il Comune dovrebbe sobbarcarsi anche le spese legali per difendersi da qualche impiegato scorretto? O addirittura, nell’ipotesi in cui sia qualche amministratore ad accedere ai computer, questi coinvolgerebbe l’intero apparato nelle sue dissennate escursioni nel web?
Chiunque siano i misteriosi utilizzatori della rete informatica comunale, la questione che stiamo evidenziando è di notevole gravità: l’uso improprio e privato del sistema pone un problema di sicurezza enorme nel sistema stesso.
Ci sarebbe ancora molto altro da dire sulle varie sfaccettature della vicenda, ma confidiamo sulla lucidità dei nostri più affezionati e, benché anonimi, seri commentatori per discutere e approfondire l’argomento.
La Redazione