di Attilio Rosati
Quando una squadra si innervosisce e smette di giocare appena va sotto di un gol, quando rimane per dieci minuti in eclatante superiorità numerica (nove contro undici) e non riesce a costruire uno straccio di azione di attacco efficace, allora è fatale che si perdano treni decisivi verso il traguardo di una salvezza che appare sempre meno meritata e più lontana.
La Cornetoschiera in campo un prudentissimo 4-2-3-1, una sorta di barricata con unica punta, un classe 93 isolato e già abbastanza smarrito di suo per esser anche lasciato da solo. Come tutte le barricate, si sa, prima o poi la struttura da qualche parte deve pur cedere. Succede al35’quando un nervoso Martelli atterra vistosamente in area Saporetti. Inevitabile il rigore trasformato da Camilli. A quel punto, come al solito,la Cornetotenta una reazione che stavolta ha una parvenza di successo perché i locali ricambiano il favore una manciata di minuti dopo spianando Tamalio in area. Di nuovo rigore trasformato da Spirito e pareggio degli etruschi.
Nel secondo tempo la compagine di Mister Granato sembra paga del pareggio, sperato e ancora presunto e così le barricate si rialzano. Stavolta è Spirito che apre una falla con un entrata scomposta ai danni di Princigalli. Di nuovo rigore e vantaggio per i ragazzi di Mister Del Canuto. A quel punto, il solito film visto mille volte. Il titolo: “Io mi scopro e tu mi punisci”. Per la terza volta ad opera di Princigalli. Neanche il favore di restare in nove per l’ultima parte del secondo tempo porta ordine là dove regna il caos, profondità di pensiero là dove impera la frustrazione, determinazione là dove domina l’incertezza. E la Promozione rinculando avanza, inesorabile come la paura. Cosa servirebbe? Attaccare. Lottare. Crederci. Tutte cose che al momento sembrano aver traslocato da casa Corneto. Problemi di uomini? Forse; ma, forse, problemi di cuore.