(s.t.) È questa la Fiera che Tarquinia vuole? A pochi giorni dal termine dell’edizione 2016 della Fiera di Tarquinia, cittadini e commercianti si interrogano sull’effettiva efficacia dell’evento di fine aprile sul tessuto economico e commerciale tarquiniese.
“Se la Fiera non è di alto livello – spiegano alcuni esercenti del centro storico – si disattendono le finalità che sono alla base dello stesso concetto di fiera: e quanto visto in questi giorni non ha forza attrattiva, né capacità di generare un indotto economico o promozionale e turistico”. “Se ci aggiungiamo – proseguono – che non c’è alcuna forma di controllo, stimolo o interferenza da parte del Comune, che preferisce lasciare le responsabilità alla Regione, quel che ne esce è una manifestazione che crea insoddisfazione non solo a noi esercenti, ma anche agli stessi ambulanti. Che infatti, quest’anno, erano in numero minore: non è un segreto che via Garibaldi e l’Alberata Dante Alighieri fossero praticamente prive di stand fieristici, o che persino lungo corso Vittorio Emanuele ci fossero spazi liberi”.
Quanto vorrebbero i commercianti è un progetto con una filosofia di fondo più all’avanguardia, portata avanti con idee chiare. “Nessuno vuole mettere in discussione il ruolo fondamentale dell’Ente Fiera o la sua funzione organizzativa – spiegano – ma crediamo sia ora di programmare un evento più compiuto, coerente, specializzato, capace di attrarre persone: non un’esposizione generalista, confusa, senza un filo conduttore”.
Le lamentele riguardano, poi, anche aspetti organizzativi, che andrebbero migliorati in vista del 2017 e che, specificano i commercianti, sono condivisi anche dagli stessi ambulanti protagonisti della fiera con cui hanno avuto modo di confrontarsi. “Mancano, ad esempio, dei bagni pubblici – continuano – oppure si scopre che i banchi non possono fare la raccolta differenziata; e ci siamo trovati persino con vie e traffico bloccati coi divieti nei giorni precedenti la fiera senza che siano stati realizzati allestimenti o lavori: un danno evidente per le nostre attività, certo non bilanciato dall’attività svolta durante una fiera mai così poco frequentata”.
“La Fiera ha senso se porta un indotto – è, insomma, la conclusione – ma se questo non c’è, si rischia di finire per creare una concorrenza sleale, soprattutto se lo stesso ente fiera propone e promuove iniziative che finiscono in concorrenza con le attività commerciali cittadine”.
Cosa ne pensano, a tal proposito, i cittadini?