Due lettere aveva spedito l’Università Agraria, due risposte giungono dall’Agenzia del Demanio: ma la situazione dell’ex Caserma della Finanza, a Palazzo Vipereschi, e della pineta di San Giorgio non solo non trovano soluzione, ma si arricchiscono di nuovi colpi di scena.
Le due note dell’ente tenuto a gestire il patrimonio nazionale spiegano, infatti, come le due aree non siano più di competenza dell’Agenzia stessa, perché l’ex caserma di via della Salute è stata consegnata, in uso governativo, nel 2008 alla Soprintendenza per i Beni Archeologici, mentre la pineta risulta intestata al “Demanio Pubblico dello Stato per le Opera di Bonifica”, e quindi la competenza su di essa spetterebbe al Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca, “quale ente deputato alla gestione diretta delle aree demaniali destinate alla bonifica”.
Insomma, come la definisce, in un comunicato, la stessa Università Agraria, la soluzione sembra quella del più banale scaricabarile, al termine del quale resta davvero difficile capire chi potrà occuparsi delle condizioni di degrado delle due aree. Anche se, per il Demanio, la soluzione è ben chiara: per la pineta ci si deve rivolgere al Consorzio – “eventualità che – secondo il comunicato dell’Agraria – sembra superata dai fatti e dalla storia” – mentre alla sistemazione della caserma deve provvedere la Soprintendenza, magari rivolgendosi al Provveditorato delle Opere Pubbliche del Lazio.
Qualche breve riflessione: ma il ruolo dell’Agenzia del Demanio – che è, per missione istituzionale, quello di amministrare i beni immobiliari dello Stato – si riduce a trasferire ad altri compiti ed urgenze, intimando loro di compiere gli atti di manutenzione? E con quali mezzi, in seguito, si verifica se tali nuovi beneficiari provvedono alle necessarie operazioni?
In seconda battuta, ma la Soprintendenza – che da anni ha, a Tarquinia, il problema della disponibilità di luoghi dove immagazzinare ed inventariare i reperti delle varie e numerose campagne di scavo – cosa sta facendo per rendere sicura ed agibile la frazione dell’ex Caserma che, dal 2008, le è stata trasferita? Possibile che nessuno, da quelle parti, abbia mai pensato di adoperarsi per recuperare un bene che, peraltro, presenta un pregio architettonico ed artistico, valorizzandolo con uno scopo utile?
Mentre l’Agraria dichiara che vigilerà sul destino delle due situazioni, noi aspettiamo curiosi risposte alle domande: sia che ci giungano dirette sia che, per ottenerle, si debba aspettare l’ulteriore evoluzione della vicenda.