(s.t.) Renzi 401, Bersani 350, Vendola 149, Puppato 16 e Tabacci 2: Tarquinia – come peraltro Viterbo – ribalta la tendenza nazionale – che premia il segretario Pd al 44,9% davanti al sindaco di Firenze al 35,5% – e vede l’affermazione di quest’ultimo con circa cinquanta voti di margine.
Soddisfazione espressa, sui social network, dai sostenitori di Renzi, a partire dal Armando Palmini, coordinatore tarquiniese del comitato, passando per il presidente dell’Agraria, Alessandro Antonelli. Anche qualche sfogo, come quello del segretario dei Giovani Democratici, Michele Tatulli, che nel corso della campagna pre-voto era entrato in polemica con il consigliere comunale Marco Gentili.
I 918 votanti e la preferenza da loro espressa non fanno che aprire, immediatamente, un’analisi del voto che – a Tarquinia come altrove – esce dalla logica dei candidati premier e viene piegata dai protagonisti locali ad una sorta di “conta interna”: lo si era capito dalle prese di posizione dei giorni precedenti, lo si legge nei comunicati dei vincitori nel day after (in questo contributo riportiamo quelli di Palmini e del comitato viterbese pro Renzi).
Così in molti fanno notare come il Sindaco Mazzola, a Tarquinia, si fosse schierato con Bersani, e subito si sottolinea come l’intento renziano di “rottamare” fosse, a livello locale, indirizzato contro il primo cittadino. Di certo c’è un dato: alla gestione del potere partitico viterbese – storicamente arroccato nel furore strategico dei soliti, pochi personaggi in lotta tra loro – arriva un segnale elettorale deciso. C’è da capire se sugli usurati cuscini delle sedie su cui siedono, quei soliti noti sono ancora capaci di interpretarlo.