Dopo 12.000 anni il Dna dei più antichi abitanti della Sardegna è ancora vivo. L’eredità genetica di questo popolo millenario sembra essere stato ritrovato nel genoma dei sardi moderni grazie ad un maxi studio coordinato dall’Università di Pavia e dall’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (Irgb) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e pubblicato su Molecular Biology and Evolution.
I risultati dimostrano che l’isolamento plurimillenario ha reso il Dna dei sardi unico in Europa ed in grado di svelare importanti informazioni sul popolamento del Vecchio Continente.
Dai risultati e’ emerso che l’80% dei genomi dei sardi moderni appartiene a gruppi presenti solo in Sardegna, risalenti ai periodi post-Nuragico, Nuragico e Neolitico. Circa il 3% conserva tracce ancora piu’ antiche, risalenti a oltre 8.000 anni fa, un’età chiaramente antecedente all’arrivo dell’agricoltura nell’isola: potrebbero dunque essere l’eredita’ dei primi abitanti dell’isola, cacciatori-raccoglitori del Paleolitico che si sono poi espansi nel Mesolitico.In particolare, i due aplogruppi più antichi potrebbero essere arrivati dal Vicino Oriente e dall’Europa Occidentale.