(s.t.) “Eventi come questo sono importanti: avvicinano i coetanei a un mondo di cui si parla troppo spesso con frasi fatte, più facili da dirsi che da rendere realtà”: l’agricoltura e i giovani, le opportunità per avvicinarsi alla professione e le prospettive per chi – magari uscendo da un istituto tecnico come l’Agrario – di affaccia a un mondo complesso.
Ne abbiamo parlato, a margine della Fiera di Tarquinia, con i rappresentanti dei Giovani di Confagricoltura, presenti all’evento con un proprio stand, per capire quali passi possano muovere i ragazzi che ambiscano a un futuro imprenditoriale in agricoltura, soprattutto se non hanno alle spalle un’azienda e una tradizione familiare.
“In Confagricoltura Giovani siamo ancora troppo pochi, – le parole di Giorgio Grani, presidente dei Giovani di Confagricoltura Viterbo-Rieti – e non è difficile capirne i motivi: le difficoltà nell’accedere al credito, il fatto che sia un lavoro di fatica e la necessità di altissima specializzazione sono ostacoli importanti, in un mondo in cui ci si confronta con una concorrenza ogni giorno più specializzata”.
“Purtroppo, si tratta di un settore ancora molto, troppo legato alla famiglia, – continua Grani – in cui è obiettivamente difficile partire da zero, in cui senza una tradizione familiare si entra con difficoltà. Ma la voglia dei ragazzi di affacciarsi alla realtà agricola è in aumento e, per fare due esempi legati anch’essi alla Fiera appena svolta, realtà come la sezione Agraria del Cardarelli o come l’Università della Tuscia, fiore all’occhiello in Italia in ambito agrario, possono essere degli ottimi trampolini di lancio”.
A rafforzare il concetto del sostegno dell’organizzazione è Giovanni Gioia, presidente dei Giovani di Confagricoltura – ANGA – che spiega come “da parte nostra, cerchiamo di aiutare e sostenere il desiderio di costruirsi un futuro in agricoltura tramiti iniziative sia legate alla formazione e alla specializzazione, come le convenzioni con la scuola Agribusiness della Bocconi o con la già citata Unitus, sia di periodico aggiornamento su strumenti che possano favorire l’accesso alla terra, a partire da quello creditizi. A tal proposito, abbiamo avviato collaborazioni con istituti di credito, da Crédit Agricole a BNP Paribas, ma non solo. Per filosofia sindacale, non entriamo naturalmente nelle scelte delle singole aziende, ma lavoriamo per far trovare loro tutto il necessario in termini di indirizzo e supporto”.
Entrando nel merito di temi di attualità, invece, quale preoccupazione si vive oggi nel mondo agricolo per il fenomeno crescente della siccità? “Si tratta di una situazione molto variegata a livello nazionale – spiega Gioia – che vede un Nord Italia in condizione persino più critica dello scorso anno, mentre qua, pur se dovremmo evitare un’annata tragica, c’è comunque bisogno di un cambio di prespettiva in tema di risparmio e accumulo idrico, lavorando su invasi aziendale, reti di distribuzione e grandi invasi. Non solo: una spinta importante può e deve venire dalla ricerca, soprattutto in tema di genetica, per individuare soluzioni sostenibili e varietà che presentino una spiccata resistenza a salinità, carenza idrica, agenti patogeni ecc. Insomma, ritengo che più che combattere, sia necessario adattarsi, mediante strategie che però, da soli, non possiamo trovare, serve l’aiuto delle istituzioni e una spinta da parte dell’opinione pubblica”.
Aspetti su cui non sono lesinate critiche alla gestione attuale. “Come associazione – spiega Gioia – non siamo pienamente soddisfatti delle politiche UE, che paiono indicare la sostenibilità come nemica della produttività aziendale. Non è così, e insistere su certe linee di gestione rischia di mettere in difficoltà in Made in Italy. Produrre serve, anche a livello italiano, anche perché, va ricordato con forza, l’Italia già oggi garantisce una qualità del prodotto in grado di essere la prima al mondo in termini di controllo di qualità”.