“Abbiamo inciso il nome Lazio nella storia, tutto il mondo adesso sa che se prima eravamo la prima squadra della Capitale, adesso siamo l’unica”: è passata quasi una settimana, ma l’entusiasmo biancoceleste per la vittoria nel derby di Coppa Italia non dà proprio l’impressione di voler scemare.
Basta far visita al nostro inviato speciale per capire che l’atmosfera post-trionfo è ancora carica al massimo: la Coppa di plastica da esibire, la stella d’argento appesa fuori al negozio per sfottere i romanisti che non son riusciti a vincerla e – dulcis in fundo – il più indelebile dei ricordi. “Avevo scommesso con il mio amico Massimiliano che, se avesse vinto la Lazio, mi sarei fatto un tatuaggio celebrativo. – spiega Alessio detto Bocciò, laziale reduce dalla missione allo stadio Olimpico per lextra – Quando il Milan vinse lo scudetto, lo si tinse i capelli di viola: stavolta è stato un piacere mantenere il mio impegno!”
Per Alessio e i suoi compagni d’avventura al derby, la partita è stata un’esperienza incredibile. “Eravamo in parecchi, di Tarquinia, in curva biancazzurra. E l’inizio è stato fantastico, con una coreografia favolosa: il derby l’avevamo vinto già lì”. Poi la tensione alle stelle. “Di solito i derby allo stadio li vivo immobile e in silenzio – racconta Boccio’ – stavolta invece ho cantato anche un po’. Sino al gol di Lulic: da quel momento in poi so rimasto fermo, a braccia conserte, nemmeno respiravo. Venti minuti d’angoscia”. Dal 71’ al termine, traversa di Totti compresa, la paura di subire la beffa della rimonta. “Il fischio finale è stato il momento più bello: sono crollato, so’ anche scoppiato a piangere!”.
Da lì, il via alla festa: prima allo stadio, per la premiazione, poi per le strade di Roma. “Siamo corsi a Ponte Milvio, per salutare la squadra che passava con il pullman scoperto – racconta Alessio – poi abbiamo provato a raggiungere piazza del Popolo: c’era una gran festa”. E, oltre al tatuaggio, Alessio ha avuto modo di ottenere un altro cimelio in ricordo del derby di Coppa: “Sono riuscito a raccogliere il cappello di Diaz: l’ha lanciato dal pullman durante il passaggio con il trofeo”.
Poi il ritorno a Tarquinia, gli sfotto’ agli amici romanisti, come Simone, l’altro inviato de lextra, quello sulla sponda giallorossa. “L’ho visto ‘sti giorni – spiega Alessio – ci sta aiutando a fare il trasloco a casa: c’è stato qualche sfottò, e gli ho ricordato della cena!”. L’occasione è anche utile a Boccio’ per sottolineare una cosa: “Quando noi tifosi facciamo casino, giustamente ci attaccano per ogni verso. Ma stavolta non abbiamo avuto né causato alcun problema, né prima né dopo: nessuno scontro tra tifosi, né problemi con le forze dell’ordine. Ci tengo a sottolinearlo”.