di Marco Vallesi
La pre-tattica diffusa mezzo stampa, ad opera delle rispettive “dirigenze” delle squadre, e quelli diffusi tramite flyer dalle avverse tifoserie hanno prodotto un immediato risultato: il dispiegamento di forze dell’ordine, fuori e dentro “l’arena” di Villa Tirreno era, più o meno, della consistenza di quelli disposti intorno ai presidi NO-TAV di Chiomonte.
Sul lato della provinciale di Porto Clementino opposto a Villa Tirreno, e quindi opposto anche al concentramento delle FdO che si sono attestate presso il cancello d’ingresso, un’ottantina di tifosi “no digestore” con tanto di striscioni, slogan e megafoni; all’interno, sul campo di gioco, i “padroni di casa”, ossia il Rag. Caucci e la squadra “Consorzio”, si posizionano per assolvere ai rispettivi ruoli avvalendosi del supporto di rinforzi titolati e determinati. Sull’altro fronte si registra un certo nervosismo tra coloro i quali, nonostante i tempi corti per la preparazione atletica, hanno comunque deciso di presentarsi per la sfida.
Ore 18,15 (circa) – Apre il gioco il dott. Toni Moretti il quale, con toni (scusate la ripetizione, ma necessita) ieratici filosofeggia sulla bontà dell’operazione “digestore” esulando – giusto un po’ – dal suo ruolo di “moderatore” e fa la sua parte. La mano passa a Caucci che subito verticalizza e butta tutto (quasi…) sul campo: gambe, cuore e qualche svisata polemica. La sua azione viene interrotta dalla difesa avversaria che, a sorpresa, trova nell’ Ing. Toschi un argine all’incedere dell’attaccante del Consorzio. Con un paio di fulminei interventi a contrasto il Toschi ridimensiona il Caucci intimandogli di “dire la verità”.
La partita ritorna nelle mani, o meglio nella bocca, del “Consorzio” che lancia un “ingegnere” (la scaletta degli interventi è saltata e non tutto è comprensibile tra il vociare degli spettatori… il nome alla prossima cronaca) preparato e abilissimo nel dribbling, ma anche la sua azione non sembra intimidire gli antagonisti; di fronte alla panchina avversaria si sta scaldando il dott. Baldi che sembra ben assistito dai consigli che provengono dallo staff tecnico a cura di Simona Ricotti e Marzia Marzoli, quest’ultima appena arrivata. Il dott. Baldi entra con vigore in campo e con fare sbrigativo accusa la panchina ostile della “eccessiva lunghezza degli interventi” e rivendica il diritto di “parlare subito”. Replica immediatamente Moretti che, da fondo campo, rimette con un lungo lancio ribadendo “ma questo è un convegno non un dibattito!”; gli si affianca Caucci sperando in un passaggio ma, dato lo slancio, spara: “questo convegno è mio!”. Alto sulla traversa. Baldi approfitta del momento e dichiara, ascoltato, tutta la sua antipatia per Moretti che incassa e memorizza.
Ore 19, 00 (circa)- Entra finalmente nell’agone l’Ing. Mario Giulianelli, progettista. Apre con un preambolo difensivo che, col passare dei minuti, si rivela invece un vero e proprio ripasso di litanie sulla “lentezza e complessità della burocrazia” associato ad uno stanco memoriale di procedure amministrative e autorizzative; del progetto vero e proprio, quello tecnico, il progettista, non ne ha parlato. Intanto, nella sala convegni di Villa Tirreno, nonostante la sua collocazione al piano interrato, dall’esterno arrivano gli slogan ripetuti e amplificati dai megafoni dei “tifosi” rimasti fuori dal recinto dell’arena.
Viene chiamato in campo il prof. Severini, ex docente di climatologia e meteorologia presso l’Università della Tuscia: il prof. si smarca immediatamente ma, sorpresa delle sorprese, non da coloro che, si immaginava, fossero i suoi rivali, ovvero i “no digestore”, bensì dalla squadra che lo ha portato in campo.
Con un lancio misurato il capelluto prof (ora pensionato, come lui stesso ha voluto precisare) si dichiara “spettatore” e prende le distanze dalle parti non lesinando, tuttavia, qualche strale verso la V.I.A. elaborata, secondo lui, in maniera non seria. È forse questo a dare nuovo slancio alla squadra “no digestore” che con un’improvvisa fiammata fa ripartire Baldi che protesta vivacemente e richiede la parola: la situazione sembra precipitare. Le FdO in borghese presenti in sala cercano di calmare gli animi.
L’arbitraggio, però, riesce meglio ad uno spettatore, il quale, esibendo saggezza in ognuna delle poche parole pronunciate si appella al buon senso e invita la squadra ospitante ad interventi più brevi per lasciare spazio, a chiunque lo voglia, di potersi esprimere sul tema.
Ore 19,24 – Ritornata la calma si susseguono due brevi – che forse è più preciso definire “sistemici” – interventi che sembrano al pubblico commentante, più che altro, dei “palleggi” in attesa del riposo tra primo e secondo tempo.
Con la ripresa e i dovuti avvisi, Caucci concede, graziosamente, la parola a chi si è prenotato. Esordisce Baldi ma non prima di aver incassato, a sua volta, il “ritorno” di quell’”antipatia” dichiarata a Moretti, il quale, memore, lo sollecita, anzi lo obbliga, a recarsi presso il leggio per il suo intervento. Il dottore sembra un fiume in piena: spore, tracimazione, distanze minime da case e fabbricati, nano particelle, Montanari e quant’altro ma, in realtà, la foga deve avergli giocato un brutto tiro: infatti termina senza concludere e se ne torna in panchina in affanno quasi avesse pronunciato il tutto in apnea. Per tutto l’intervento non si è potuto comprendere se Baldi abbia parlato a titolo personale o in rappresentanza di qualche entità, comitato o gruppo che dir si voglia. Il pubblico, che già borbottava quando il Baldi a mo’ di sfida chiedeva alla curva avversa “dove sono i tarquiniesi, vedo solo cerveterani…”, ora rumoreggia bofonchiando qualche imprecazione alla volta dell’inconsapevole dottore reo, a detta di qualche vicino di sedia, di avere una “villa” e, ancor peggio “un lavoro” non essendo, comunque, lui “tarquiniese”.
Molto chiara invece Simona Ricotti che, dal canto suo, si presenta a parlare in rappresentanza del “forum ambientalista”: con un intervento articolato e ben strutturato mantiene saldamente la sua posizione di gioco e, parola dopo parola, dice a Caucci tutto quello che gli vuole dire; compreso il fatto che lo stima per aver messo fine alla dispersione di tonnellate di “plastica agricola” ma che, per il digestore, resterà una sua “fiera avversaria”.
Concludendo il suo intervento, la Ricotti mette a segno un tiro da “fuori campo”: citando la famosa delibera del 2004 (per intenderci: quella che vieta la creazione di discariche nel territorio di Tarquinia destinate al trattamento di rifiuti provenienti da altri comuni) afferma che a margine di una riunione il vicesindaco si sia espresso con una frase di questo genere: “Gli effetti della stessa potrebbe essere sospesi in attesa di una modifica favorevole alla creazione di impianti”.
L’assist inatteso, quanto incredibile al punto da richiederne immediata conferma specificando il ruolo ma anche che il cognome del citato vicesindaco sia quello di Bacciardi, trova effetti nelle parole della rossa civitavecchiese con un “Sì: è il vice sindaco Bacciardi quello a cui mi riferivo”. La partita di ritorno sarà quindi tra il sindaco Mazzola, che recentemente si è elevato paladino del dettato di quella delibera, e il suo vice, il quale, stando alla Ricotti, ne vuole ridiscutere i termini. Vedremo e leggeremo.
Ore 20, 10 (circa) – Il pubblico ha iniziato ad abbandonare il luogo della pugna. I soffritti, le braciole e le patate arrosto cominciano a diventare miraggi odorosi oppure qualcuno in quel di Villa Tirreno ha iniziato a dar calore alle pentole. La partita è sostanzialmente al termine e si sta concludendo con un nulla di fatto anche se, da fuori, ancora qualcuno ha voglia di urlare qualche slogan nel megafono.
Il cronista, al pari dei più deboli, non è immune dalle medesime, quotidiane, necessità alimentari e, fortunosamente, trova un passaggio per la parte alta della città.
Come finirà? La politichetta avrà, come sempre in queste latitudini, la meglio e sarà il peggio; allora sì che avremo bisogno di un digestore, ma di uno tosto, per l’immondizia.